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“Non posso pensare che tutti quei naufraghi dalla Tunisia e dalla Libia siano andati all’inferno, solo perché non erano dei credenti in Cristo” mi ha detto un’amica con gli occhi pieni di lacrime.
“È davvero terribile” ho risposto. È terribile pensare a tanta gente piena di speranza, annegata fra le onde. E che ora, probabilmente, non ha più nessuna speranza.
Davanti alle stragi delle guerre o delle inondazioni o dei terremoti, come è successo di recente del Giappone, si rimane senza fiato. E ci si domanda: “Tutta quella gente dove si trova adesso? Avrà almeno avuto la possibilità di conoscere il messaggio della salvezza?”.
Non possiamo saperlo, anche se ora, su internet, c’è molto vangelo che può raggiungere molte più persone di prima. Solo il Signore sa quello che c’è nel cuore di ognuno, vede esattamente quello che uno pensa e sa, se uno ha creduto in Lui o no.
D’altra parte, non è giusto farsi illusioni o fabbricarsi delle teorie personali.
Se la Bibbia è vera (ed è vera) ogni persona che viene al mondo nasce condannata all’inferno (salvo, naturalmente, i bambini che non sono responsabili delle loro azioni, anche cattive, non avendo consapevolezza di ciò che è peccato. Adesso, per favore, non chiedetemi: “Fino a che età?”. Non lo so e nessuno lo sa. Solo Dio lo sa).
Ma torniamo al punto da cui siamo partiti. Ogni essere umano nasce separato da Dio, con una natura peccaminosa, perciò non può andare in cielo con Dio, così com’è. Anche se si comporta bene, fa del bene e crede in un qualche dio, non basta. E se Gesù ha detto la verità, e l’ha detta, ha affermato che NESSUNO può vedere Dio se non nasce di nuovo e ha detto – Lui che è amore è venuto per salvare l’umanità e ha resa possibile la salvezza, morendo Lui stesso al posto dei peccatori – “Io sono la via, la verità e la vita, NESSUNO viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:3).
Non è possibile essere più chiari. “Nessuno” vuol dire... nessuno.
Allora che si fa? Pregare per i morti non si deve e non serve. Si può pregare il Signore che cessino le guerre, ma anche quelle non cesseranno, finché Lui non stabilirà il suo regno sulla terra. Si può pregare che gli uomini migliorino, ma la Bibbia dice che andranno sempre di male in peggio. Allora che si fa?
Ci si dà una mossa. Ci si rende conto che il rispettabile vicino di casa, che salutiamo ogni giorno, se non crede in Cristo e non riceve come un mendicante il dono della salvezza, è tanto perduto, quanto quei poveretti che sono annegati nel Canale di Sicilia o un gruppo di sciatori travolti da una slavina. E gli si regala un Vangelo, gli si offre la nostra amicizia per poi regalargli un calendario e avere la possibilità di spiegargli la via della salvezza. La nostra vita è il Vangelo che, per prima cosa, potrà leggere.
Noi non siamo responsabili per chi muore senza Cristo in Cina o dove noi non possiamo arrivare. Ma abbiamo la responsabilità di dare alle persone che incontriamo, e che sono il nostro vero “prossimo”, la possibilità di conoscere la salvezza.
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