“Neppure io ti condanno”

Gesù è nel tempio e insegna, dopo aver passato la notte sul monte degli ulivi. La gente lo circonda e lo ascolta. Alcuni scribi e farisei si fanno avanti e gli portano una donna colta in adulterio. Cercavano un buon motivo per accusare Gesù.

“Questa donna è stata colta in flagrante adulterio” gli dicono. “Mosè ha detto che tali donne devono essere lapidate. Tu che ne dici?”

Gesù sapeva esattamente cosa avessero in mente e non dice nulla. Anzi, fa una cosa strana: si mette a scrivere in terra. Cosa scriveva? Qualcuno ha pensato che scrivesse i dieci comandamenti, ma è solo un’ipotesi.

“Che ne dici? Che ne dici?” continuavano a insistere

Finalmente Gesù risponde: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra”.

I religiosi se ne vanno ad uno ad uno, a cominciare dai più vecchi. Nessuna pietra è scagliata.

Gesù e la donna rimangono da soli. “Donna, dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha accusata?”

“Nessuno, signore”.

“Neppure io ti condanno...”

L’adulterio era condannato dalla legge di Mosè. Gesù non ha applicato la legge. Ha piuttosto voluto sottolineare il fatto, a quei religiosi ipocriti, che “non c’è nessun giusto neppure uno”. Ha voluto, mi pare, ribadire che era venuto per salvare e non per condannare. Per portare la grazia e non per punire. Ha voluto ribadire, col suo atteggiamento, quello che aveva già detto nel sermone sul monte, e cioè: “Mosè vi ha detto che... ma io vi dico che....”.

Ha voluto sottintendere che non sono solo le azioni, che uno compie, quelle che dimostrano che uno è un peccatore, ma che anche i sentimenti profondi del cuore provano che ognuno è in essenza un peccatore ed è perciò degno di condanna.

Così si spiega perché ha affermato che “se uno guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore... Chiunque si adira contro suo fratello, chi gli avrà detto “Pazzo!” sarà condannato alla geenna...” Per questo ha ordinato di non odiare i nemici, ma di fare piuttosto loro del bene e ha concluso tutto il suo sermone, dichiarandoci tutti colpevoli: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”(Matteo 6:27,21,22,44, 48).

Nel dire a quei religiosi: “Chi di voi è senza peccato (attenzione! Gesù ha detto “peccato” e non “peccati”, il che indica che stava parlando della natura umana peccatrice e non solo delle azioni peccaminose che la dimostrano) scagli per primo la pietra”, ha predicato il più grande sermone di evangelizzazione possibile. Ha mostrato a tutti quegli accusatori che erano dei peccatori di fondo e li ha costretti a riconoscerlo. Proprio dall’affermazione che ogni uomo è peccatore e degno di condanna, deve cominciare l’annuncio della salvezza per grazia resa possibile dal sacrificio di Gesù sulla croce.

“Ma, allora, Gesù ha assolto la donna adultera? Ha indicato che l’adulterio non è grave?” chiedete. Niente affatto. Alla donna ha assicurato il perdono: “Neppure io ti condanno”, ma ha anche spiegato con le parole “Va’ e non peccare più” che la vita cristana è una cosa seria. Che chi è stato perdonato deve vivere una vita che evita il peccato e piace a Dio.

È logico. Chi ama il suo coniuge non lo tradisce. Chi vuole far piacere a Dio non dice bugie. “Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno” ha detto l’apostolo Paolo ai credenti di Efeso.

E l’apostolo Pietro ha esortato tutti: “Come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto “Siate santi, perché io sono santo”.

Un grosso impegno, da non prendere alla leggera.
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