Ha dato più di tutti

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Al Signore Gesù non sfuggiva nulla. Un giorno, mentre insegnava al popolo nel pressi del tempio e lo metteva in guardia dai religiosi di professione, diceva: “Passeggiano volentieri in lunghe vesti, amano essere salutati nelle piazze e avere i primi posti nelle sinagoghe e nei conviti; essi divorano le case delle vedove e fanno lunghe preghiere per mettersi in mostra. Costoro riceveranno una condanna maggiore” (Luca 20:45-47).

Seduto, poi, vicino alla cassa delle offerte per il tempio, osservava la gente che ci metteva dentro del denaro. Alcuni ricchi davano molto e lo facevano con ostentazione. Forse facevano cadere le monete in modo che si vedesse quanto davano e che suonassero nel cadere. Il Signore vedeva esattamente quanto e con che spirito donavano.

A un certo punto, arriva una vedova (forse una di quelle sfruttate dai religiosi, di cui aveva parlato poco prima?) e mette nella cassa due spiccioli. Era poco, pochissimo. Niente in confronto a quello che avevano donato i ricchi. Ma Gesù la vede e la cita a esempio ai discepoli: “Ha dato più di tutti, perché ha dato tutto quello che aveva per vivere, mentre gli altri hanno dato solo del loro superfluo, senza nessun sacrificio”.

È un fatto che l’opera di Dio spesso è sostenuta da chi ha poco o niente, come la vedova notata da Gesù. Ricordo che molti anni fa, nel nostro mensile La VOCE del VANGELO, abbiamo pubblicato un articolo su un’opera evangelica svolta in India fra i lebbrosi. Pensavamo che fosse giusto aprire gli occhi dei credenti italiani sulla condizione di quei poveretti emarginati. Non ci crederete, ma la prima offerta in favore di quei lebbrosi indiani, seguita poi da molte altre, è venuta da una piccola chiesa locale, nel sud d’Italia, composta da gente molto povera, che viveva nelle condizioni più modeste immaginabili. Chi è povero capisce i bisogni dei poveri.

Oggi, ci sono ospedali missionari in Africa che chiudono per mancanza di fondi e di personale, ci sono opere di evangelizzazione che stentano a andare avanti per mancanza di aiuti. Ci sono credenti che non riescono a pagare l’affitto del locale in cui si riuniscono per adorare il Signore, perché molti di loro preferiscono comprarsi un paio di scarpe nuove e trovano difficile mettere un’offerta nella cassetta appesa all’uscita del locale, su cui è scritto che Dio ama un donatore gioioso. Se manca la gioia, perché donare?

Cerchiamo di non diventare, naturalmente nelle dovute proporzioni, come chi, ricoperto da un manto lussuoso e con una tiara piena di gemme, raccomanda spesso di ricordarsi dei poveri e di chi soffre, senza, per quanto se ne sa, dare nulla del suo.

A proposito: l’opera fra i lebbrosi in India continua e le offerte possono essere mandate all’Associazione Verità Evangelica, che penserà a inoltrarle a chi di dovere! Conto Corrente Postale n. 90302001. Indicare sulla causale: "Per i lebbrosi".
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