Se fosse profeta...

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Non si sa perché avesse invitato Gesù a mangiare da lui, ma probabilmente voleva studiare da vicino chi fosse quel Maestro così seguito e ricercato. Probabilmente sperava di coglierlo in fallo e dimostrare a se stesso e agli altri che era un ciarlatano.

Gli offerse un lettino su cui sdraiarsi, come si usava a quei tempi fra i commensali, ma non chiamò nessun servo per lavargli i piedi e non lo salutò con un abbraccio e un bacio, come era abitudine. Un trattamento davvero poco cortese.

Mentre mangiano, entra una donna. Era ben conosciuta, anche dal fariseo, come “una di quelle” (così le chiamava mia nonna con sufficienza).

La donna si avvicina a Gesù, piange a dirotto e, da dietro, comincia a bagnare di lacrime i piedi del Signore, glieli asciuga coi suoi capelli e li cosparge di unguento profumato. Lo fa ripetutamente senza dire una parola. Esprime il suo amore verso il Signore, compiendo quello che nessun servo aveva fatto.

Il fariseo alza il sopracciglio e dice fra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe bene con chi ha a fare! Altro che Maestro venuto da Dio, non si rende neppure conto che è una peccatrice!”.

Ma a Gesù non sfugge nulla, né quello che diciamo né quello che pensiamo, e si rivolge al fariseo, che si chiamava Simone, e gli dice: “Devo dirti qualcosa”. Simone ascolta.

Il Signore gli racconta una parabola di due debitori ai quali lo stesso creditore condona il debito. A uno condona poco, perché il debito era piccolo, e all’altro condona molto perché il debito era considerevole. E poi gli chiede: “Quale dei due debitori lo amerà di più?”.

“Suppongo quello che aveva il debito maggiore” risponde Simone.

“Giusto.”

Poi si rivolge verso la donna e dice a Simone: “Vedi questa donna? Tu non mi hai lavato i piedi e lei me li ha lavati con le sue lacrime e asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio quando sono entrato e lei non ha fatto che baciarmi i piedi. Tu non mi hai messo del profumo sul capo e lei ha usato il suo profumo per ungermi i piedi.

“Ti dico che i suoi molti peccati (Gesù non li ignorava) le sono perdonati perché ha molto amato. Ma chi di peccati ne ha pochi ama poco”.

E dice alla donna: “I tuoi peccati sono perdonati”.

C’è stupore e sconcerto fra gli altri commensali che cominciano a parlottare fra loro: “Ma chi è questo maestro che perdona pure i peccati?”. Non capivano, o non volevano capire, chi fosse Gesù.

A questo punto, nella nostra mente, sorge spontanea una domanda: basta amare per ricevere il perdono dei nostri peccati? Tutti quelli che amano Dio, in qualsiasi modo e maniera, sono a posto davanti a Lui? Possono essere certi della loro salvezza? E ancora: se amano molto, possono continuare a peccare molto?

L’amore è un segno di riconoscenza. Le lagrime sono un segno di pentimento. L’esternazione del pentimento e i doni che possiamo fare a Dio dimostrano la nostra gratitudine e sono da apprezzare. Ma non bastano.

Le parole che Gesù rivolse alla donna, alla fine di questo episodio, dissipano con precisione qualsiasi dubbio: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace”.

Evidentemente, la donna aveva capito e creduto che Gesù era il Messia atteso, il suo Salvatore, il suo Redentore. La fede in Lui l’aveva salvata e Gesù l’aveva compresa.

Chi è per te Gesù?
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