Non ci capiamo più

“Non mi sta a sentire... dice che non ha tempo... che non vale la pena parlare, perché non ci capiamo in ogni modo... se poi parliamo finiamo in un bisticcio...”

Quante coppie mi hanno detto che non riescono a parlare e se lo fanno litigano! Da fidanzati non era così, ma ora da sposati è tutta un’altra cosa.

Io vorrei dire subito almeno due cose. O tre. O quattro. Insomma, statemi a sentire!

La prima cosa, di cui non teniamo abbastanza conto, è la differenza fondamentale che esiste fra uomini e donne. Nel loro modo di fare e di funzionare.

Noi donne siamo emotive e intuitive, perciò vorremmo che gli uomini - mariti, fratelli, datori di lavoro, anziani e membri di chiesa – capissero al volo quello che intendiamo, leggessero nel nostro pensiero i nostri desideri e capissero le nostre emozioni. Scordiamocelo!

Gli uomini, dal canto loro, sono riflessivi, razionali e realistici. Capiscono solo quello che diciamo loro, e che viene espresso in maniera ordinata e logica. E brevemente.

Questo porta alla seconda cosa: noi donne parliamo troppo e la facciamo troppo lunga quando ci dobbiamo esprimere. Certe donne che mi parlano, se chiudo gli occhi, mi ricordano quelle maschere barocche che sputano acqua a ventaglio dentro a una fontana. Parlano, parlano, parlano senza quasi tirare il fiato. E se le interrompi, ricominciano da capo.

Altro problema (e questo è il n. 3): interrompiamo chi ci parla, perché crediamo già di capire quello a cui l’altro vuole arrivare e offriamo una soluzione non richiesta. Questo è un mio difetto su cui sto lavorando, ma che non ho ancora debellato del tutto. Il fatto è anche che gli uomini amano prendere le cose da lontano e, prima di arrivare al dunque, ce ne vuole. E noi abbiamo la pentola sul fuoco!

La quarta cosa è che noi donne, quando siamo su di giri, piangiamo facilmente. Questo spaventa gli uomini, che, non sapendo che pesci prendere, tendono a perdere la pazienza. Per autodifesa, tagliano corto, se ne vanno o si chiudono nel mutismo. O esplodono.

Allora, se si vuole il dialogo, bisogna imparare a dialogare. Il dialogo non è un monologo. Dialogo significa “discorso fra due o più persone”. E dialogare è un’arte, nella quale quando uno parla, l’altro ascolta. Dopo di che si invertono le parti e chi ha parlato prima non interrompe colui che ora parla (sarebbe molto bello se i politici in TV andassero un po’ a scuola di dialogo, invece di fare a chi grida più forte e interrompe di più!).

Infine, per essere capiti, bisogna cercare anche di parlare logicamente. Non bisogna partire con arroganza o belligeranza, come per vincere una partita di boxe, ma con la determinazione a capire il punto di vista dell’altro e trovare possibilmente un accordo. E, fra coniugi, l’accordo si deve trovare!

E direi ancora di più: si deve ascoltare con l’intenzione di prendere sul serio le “fisime” dell’altro. Sì, dico proprio fisime, perché il più delle volte, le cose di cui marito e moglie si lamentano sono troppo stupide per essere vere. Le matite sulla scrivania lui le vuole così e lei, quando spolvera, gliele mette cosà. Orrore!

A lei piace la camomlla e perciò la prepara anche per lui. A lui la camomilla fa ricordare i clisterini che gli faceva sua mamma quando da bambino era stitico. Ma lei insiste: “Caro la camomlla ti fa bene, ti rilassa... bevine almeno un po’...”.

La carta igienica si appende così. No, si appende dall’altro lato.

“Bisogna punire il figlio per questo” dice lui. “Ma lascia perdere, è giovane...” ribatte lei.

Dopo di che si arriva ai “tu sei sempre” e “tu non fai mai”, che guastano, spesso per sempre, la comunicazione.

Li avete visti – sì o no? – quei vecchi che vivono sotto lo stesso tetto e non si parlano più? Non hanno imparato da giovani l’arte di dialogare, accompagnata dalla pazienza e dalla determinazione a farsi piacere reciprocamente, a venirsi incontro e trovare un accordo.

E così, per difesa o ripicca, le donne si attaccano al telefono e gli uomini accendono la TV.

C’e un bel libro che mio marito ha scritto: “Liberami, Signore, dal divorzio nascosto!” che parla anche di questo problema. Leggilo tu, se fa al tuo caso, e poi dimenticalo nel soggiorno, in modo che tuo marito lo veda e si incuriosisca. Non si può mai sapere....

Ciao, alla prossima!
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