Fronte unico, a tutti i costi.

“Non lo diciamo a papà, se no si arrabbia” dice la mamma che di nascosto lascia che il figlio vada in birreria con gli amici e gli dà i soldi necessari per farlo. “Solo fai attenzione a non tornare tardi, mi raccomando. A papà ci penso io. Non esagerare!”

“Dov’è Mauro?” chiede il padre, quando torna dal lavoro.

“Aveva dei compiti speciali e è andato da un amico a farli” risponde la mamma. Il padre abbocca.

Quello su cui spesso non si va d’accordo e si litiga facilmente è l’educazione dei figli. Come succede? Il padre è, secondo la madre, troppo severo. O troppo assente. Se non menefreghista. La madre è, secondo il padre, troppo apprensiva. O troppo indulgente. O con una mentalità all’antica. E ognuno crede di far meglio dell’altro.

I figli sentono che fra i genitori c’è dissenso, e ne approfittano, naturalmente mettendosi dalla parte di chi è più permissivo. E vengono su falsi, abituati a mentire, a fare sotterfugi. Così si preparano a diventare delinquenti.

È successo nella famiglia di certi parenti di mio padre. Il padre diceva e ordinava. La mamma disfaceva, chiudeva un occhio e copriva le marachelle del figlio più giovane. È finito molto male e se non è andato in galera, è dipeso da avvocati molto capaci.

Sull’educazione dei figli bisogna fare fronte unico e i figli devono sapere che la legge è una sola. Altrimenti sono guai. Le liti fra genitori su come gestire i figli portano solo dissapori e molte lacrime. E grande confusione.

Che fare?

I genitori ne devono parlare. Meglio se ne parlano già seriamente da fidanzati, si mettono d’accordo e procedono di conseguenza.

E non è sempre facile.

Per esempio: quando i nostri figli erano adolescenti, è venuta la moda delle minigonne. L’ideatrice aveva detto apertamente, che l’aveva creata per rendere più facili i rapporti sessuali fra giovani. Grazie mille!

“Perché non la posso mettere? La figlia del pastore della chiesa la porta!”

“Perché non possiamo andare in discoteca? I nostri amici ci vanno e non gli succede niente.”

“Perché dobbiamo andare in giro coi capelli come dei Marines, mentre i compagni se li fanno crescere?”

Era l’epoca dei capelloni, della liberazione femminile, della contestazione, del “fate l’amore, non fate la guerra”.

Mio marito ed io ci siamo dovuti mettere d’accordo e poi parlare (anche ore!), spiegare, ragionare, arrivare a compromessi accettevoli coi figli e, soprattutto, tenere tutti e due la stessa linea. Non c’era altro modo.

Non abbiamo detto mai: “Questo non si fa, perché i credenti non lo fanno”. Abbiamo piuttosto cercato di ragionare, letto libri, parlato di tipi di musica, di ambienti sbagliati, di principi biblici. Ci è andata bene e il merito va soprattutto alla grazia di Dio e alla pazienza di mio marito, che, di solito, ha ottenuto dai figli l’ubbidienza, anche se non sempre volonterosa e gioiosa.

Oggi le cose per i genitori sono molto più difficili, perché l’immoralità dilaga, quello che i ragazzi facevano di nascosto ora si fa in pubblico. Quello che era considerato immorale, oggi è accettato, approvato e sbandierato.

Ma i principi biblici di moralità, onestà, pudore e autodisciplina, volere o volare, sono rimasti gli stessi. E i figli lo devono sapere e accettare. Lo accetteranno se li avremo abituati all’ubbidienza e al rispetto da piccoli, piccolissimi. Un giorno, cercheranno di fare come, o meglio, dei loro genitori.

Ma in che mondo vivranno i giovani fra dieci anni? Non ci voglio pensare.
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