Parenti... Croce e delizia

“Vado più d’accordo con mia suocera, che con mia mamma” mi diceva una sposina.

“Come mai?”

“Ma che ti devo dire... mia mamma sta sempre a soffiarmi sul collo: «Hai mangiato? Quanto hai speso? Hai bisogno di me? Ricordati di spegnere il gas». È asfissiante: crede di avere a che fare con una figlia di tredici anni. E poi mi domanda: «Diego ti tratta bene?» vuole sapere tutto, e quando dico tutto è proprio tutto. Non la reggo!”.

“E tua suocera?”

“Quella è una santa donna. Si fa i fatti suoi e ci lascia vivere. Pensa che chiamo lei per chiederle come si cucina qualcosa. Se lo chiedessi a mia mamma, arriverebbe con la spesa fatta e il grembiule per prepararmelo lei.”

Certi genitori possono essere la rovina dei figli quando si sposano e mettono su famiglia. Si intromettono sulle spese, sulle compere, sull’educazione dei nipotini. Vogliono fare le vacanze insieme, mangiare insieme tutte le domeniche, sapere la “rava e la fava” di tutti i componenti. E, se non sono accontentati, fanno gli offesi. Per forza, finiscono per creare frizioni, dispiaceri, incomprensioni. La loro mentalità patriarcale (o, forse più precisamente, patriarcale) prende il sopravvento.

I giovani vorrebbero vivere insieme e a modo loro, ma spesso i genitori hanno contribuito finanziariamente per aiutarli a mettere su casa, con il mutuo o altro. Allora, i due (peggio ancora se una sola coppia di genitori è stata generosa!) si sentono obbligati a mostrare riconoscenza, non vogliono né offendere né agire male.

E dopo un po’ cominciano a litigare fra loro. “Tuo padre si impiccia... tua madre vuole e pretende... i tuoi genitori sono oppressivi... Ma i tuoi sono così e così...” . Fino a che non si comincia a parlare di incomunicabilità e di incomprensioni di fondo.

La Bibbia dice delle cose importanti a questo riguardo e i genitori devono capirle.

Nella Genesi, quando Dio ha creato la prima coppia (che non aveva genitori, ma che presto avrebbe avuto dei figli) disse: “L’uomo LASCERÀ suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una stessa carne”, cioè gli sposi diventeranno una cosa sola, formeranno un nuovo nucleo, staccato e indipendente dai genitori. Il cordone ombellicale dovrà essere definitivamente tagliato.

Perciò bisogna lasciare che i figli vivano la loro vita, si facciano il loro rodaggio, prendano le loro abitudini e si creino, piano piano, le loro tradizioni.

Sbagliano? Dovranno imparare.

Fanno scelte che a noi genitori non sembrano giuste? Se chiedono un consiglio, diamolo. Se non lo seguono, evitiamo la frase micidiale: “Ve lo avevamo detto”.

Educano i loro bambini diversamente da come abbiamo fatto noi? Sono i figli loro. Preghiamo e stiamo a guardare, a meno che non facciano cose pericolose o immorali.

Se abbiamo fatto bene come genitori, probabilmente faranno bene anche loro.

Però, c’è un’altra cosa, che, secondo me, è essenziale e preparerà la strada a relazioni felici quando i figli metteranno su famiglia. Via via che crescono, mentre sono ancora a casa, abituiamoli all’indipendenza, nel senso che sappiano vivere come individui, e non siano degli eterni “mamma-papà-dipendenti”. Che sappiano amministrare i loro soldi (fossero anche i pochi euro della loro paghetta di bambini), tenere la loro camera in ordine (maschi o femmine indistintamente), studiare seriamente, contribuire alle spese di casa, se lavorano, prendere decisioni ragionevoli per conto loro. Se vogliono comprarsi qualcosa di speciale e soddisfare qualche sfizio, facciano pure. Ma se lo dovranno guadagnare e pagare coi loro risparmi. Se no, aspetteranno fino a quando se lo potranno permettere.

Duretta la mamma, eh? Duretta sì, ma anche savia. Mio marito e io abbiamo fatto così.
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