A VOLTE, RINGRAZIARE È DIFFICILE

Qualche settimana fa, abbiamo celebrato il funerale di una cara amica e sorella in fede, membro fedelissimo della nostra chiesa evangelica a Roma. Ha sopportato con grande coraggio e pazienza una lunga malattia, senza dare segni di sfiducia o di ribellione verso Dio. Ringraziando sempre il Signore perché, come diceva, “non ho troppo dolore. Solo un po’ di fastidio”.

Attorno alla sua bara, molti, anche non credenti, hanno testimoniato della sua fede e della sua costante calma e fiducia nel Signore. Una bella eredità.

Io la conoscevo da almeno quarant’anni. Di religione era stata protestante e aveva una certa infarinatura del contenuto della Bibbia, ma non aveva una fede personale. Era un tipo molto deciso, anche con una buona dose di umorismo. Come molti Protestanti, pensava di essere perfettamente a posto con Dio. Dopo tutto, aveva frequentato il catechismo e conosceva la dottrina giusta!

Aveva cominciato a frequentare uno studio biblico per donne, nella casa di una nostra amica comune, mentre i suoi figli, con i miei e altri bambini, partecipavano a un’ora di insegnamento biblico chiamato “Ora Felice”. Noi mamme leggevamo insieme e commentavamo il Vangelo di Giovanni.

Quando siamo arrivate al terzo capitolo, in cui si racconta la visita a Gesù di Nicodemo, un Fariseo sincero e integro, ma all’oscuro della verità che Gesù era venuto a portare, l’interesse di Moni, così si chiamava la donna protestante, è aumentato. Anche lei era onesta e religiosa.

Le parole di Gesù a Nicodemo la colpirono: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio”. E un po’ più avanti: “Se uno non è nato d’acqua e di Spirito non può entrare nel regno di Dio; quello che è nato dalla carne è carne; e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo” (vv. 3,5,6,7).

“Questa cosa non l’avevo mai sentita nella mia chiesa. Cosa significa?” chiese.

“Per dirlo in parole semplici” le ho spiegato, “quando nasciamo in questo mondo, nasciamo con una personalità che ci viene dai nostri genitori e che è caratterizzata dal peccato, per cui anche se vogliamo fare il bene, non ci riusciamo perfettamente. E Gesù ha detto che dovremmo essere perfetti come è perfetto Dio, per poter stare con Lui”.

“Ma questo è impossibile!”

“Hai ragione. Per noi è impossibile, non possiamo diventare perfetti” ho detto. “Ma è per questo che Gesù dice che dobbiamo ricevere da Lui una nuova natura, la natura sua. Lui la innesta dentro di noi. In questo modo, diventiamo figli di Dio, entriamo a far parte della sua famiglia e possiamo chiamarlo padre e comunicare con Lui.”

“Interessante. Ma come succede?”

Le ho letto, sempre nel terzo capitolo di Giovanni, il versetto 16: “Iddio ha tanto amato il mondo (e tu fai parte dell’umanità, ho commentato) che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui, non perisca (non vada all’inferno per l’eternità), ma abbia vita eterna (la vita di Dio).

Ci fu una pausa. “Ma io a Gesù ci credo!”

“È vero. Ma bisogna credere e capire alcune cose precise” ho detto. “Dobbiamo renderci conto che, così come nasciamo, abbiamo una natura cattiva che pecca e che con questa natura assolutamente non possiamo andare in cielo, come Gesù ha detto a Nicodemo.

“Poi bisogna capire che Gesù è venuto in terra, proprio per pagare per la natura cattiva di tutti gli uomini. Ha pagato morendo in croce al nostro posto, e prendendo su di sé il nostro peccato. Lui è l’unica via che ci porta a Dio. Se lo crediamo con tutto il cuore, ci apriamo a Lui e lo accogliamo come nostro Salvatore, Gesù fa il miracolo: ci fa nascere di nuovo.”

“Allora, io cosa devo fare?”

“Se lo credi con tutto il cuore, glielo devi dire. Digli che sai che per te non c’è speranza, ma che ti affidi a Gesù come tuo unico Salvatore e Signore e che lo seguirai per tutta la vita.”

Raramente ho sentito da un adulto una preghiera più sincera, per chiedere a Dio il dono della salvezza. Da quel momento, Moni è diventata una nuova creatura e non ha avuto più tentennamenti. È rimasta fedele fino alla fine.

La Parola di Dio dice che dobbiamo ringraziare il Signore in ogni circostanza.

È difficile non avere più Moni con noi e non vederla più al suo posto in chiesa. Ma si può – e si deve – ringraziare perché non soffre più, perché è pienamente felice nella presenza del suo Salvatore e perché ha lasciato dietro di sé una bella testimonianza di fedeltà.
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