“I miei genitori non mi capiscono!”
Me lo hanno detto tanti adolescenti, maschi e femmine, e, a volte, da giovane l’ho detto anch’io (naturalmente fra me e me, dato che nessun tipo di ribellione era permesso nella mia famiglia).
È normale che sia così. Fra i genitori e i figli corrono gli anni di una generazione e, in una generazione, le cose cambiavano anche ai miei tempi. Figuriamoci oggi. Tutto va molto più celermente. I figli spesso, per certi versi, ne sanno più dei genitori e certamente si intendono più di loro di computer e telefonini.
Quella che manca nei ragazzi, oggi come ieri, è l’esperienza che si sviluppa negli anni. Ma loro non se ne curano.
Anche una mamma nel Nuovo Testamento non sempre capiva suo figlio, il quale ne sapeva molto più di lei. Era Maria, la mamma terrena di Gesù.
Aveva rischiato un bel po’ per averlo, dopo che un angelo del Signore le aveva detto che lo avrebbe concepito per opera dello Spirito Santo e che sarebbe stato il Figlio di Dio stesso. Lei aveva capito di essere oggetto di una grazia speciale e aveva accettato quella realtà incomprensibile con grande umiltà, dicendo all’angelo: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola”.
Ma la situazione non era facile. Come dirlo a Giuseppe, il suo fidanzato? Le avrebbe creduto? L’avrebbe denunciata come infedele? Cosa avrebbe detto la gente che l’avrebbe vista col pancione. Secondo la legge ebraica avrebbe anche potuto essere ripudiata e lapidata.
Dio la protesse, rassicurò Giuseppe per mezzo di un sogno e il Bambino nacque a Betlemme, esattamente come aveva predetto l’antico profeta Michea.
La vita di Maria e Giuseppe non fu tranquilla. Quando Gesù aveva circa due anni, dovettero emigrare in Egitto, per sfuggire alla persecuzione del re Erode, che voleva far morire il bambino. Quando poterono tornare in Israele, andarono a abitare a Nazaret, da cui provenivano.
Finché Gesù non ebbe trent’anni, le cose andarono tranquille. Giuseppe e Maria ebbero altri figli e figlie (Matteo 13:55,56). Gesù era un figlio esemplare, aiutava il padre nella bottega, frequentava la sinagoga. L’unica volta che aveva fatto stare in pensiero i suoi era quando aveva dodici anni. La famiglia era andata a Gerusalemme per la pasqua e, al ritorno, i suoi genitori non lo avevano più trovato.
“Dov’è Gesù? Dove non é? L’avete visto?”
Maria e Giuseppe tornano a Gerusalemme e trovano il loro ragazzo che discuteva coi dottori nel tempio. Maria lo rimprovera gentilmente e lui risponde che doveva stare nella “casa di suo Padre”. Mah...
Quando ha 30 anni, Gesù va via di casa e va a farsi battezzare nel Giordano da suo cugino Giovanni il Battista. Poi si mette a predicare, a fare miracoli, a chiamare dei discepoli. E come parlava bene!
Però, così pensavano in famiglia, esagerava! Non dormiva, mangiava quando poteva, la gente non gli dava pace. A Nazaret avevano addirittura cercato di ammazzarlo. Quello che è troppo, è troppo!
Maria e i fratelli decidono che era andato fuori di testa e lo vanno a cercare (Marco 3:21) in una casa stipata di gente, dove aveva guarito un paralitico.
“Tua madre e i tuoi fratelli, ti cercano!” dicono a Gesù. Gesù risponde: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre” (Marco3:33-35).
Gesù prende le distanze dalla sua famiglia umana. Era già successo una volta, nella cittadina di Cana in Galilea, in occasione di un matrimonio a cui erano stati invitati Maria, Gesù e i discepoli. Era venuto a mancare il vino e Maria lo aveva detto a Gesù.
Gesù le disse delle parole strane: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta” (Giovanni 2:4). Per tutta risposta, Maria diede un ordine molto preciso ai servi: “Fate tutto quello che vi dirà” (v. 5).
Sono le uniche parole di Maria riportate nei Vangeli e pronunciate dopo che Gesù aveva cominciato il suo ministero. Sono tutte un programma. Descrivono la vita di tranquilla ubbidienza di Maria, un’ubbidienza a cui esorta tutti noi.
“Fate tutto quello che Gesù dirà.” Lo facciamo?
Maria, come del resto i discepoli, non capiva appieno le azioni e le parole del Figlio, ma sapeva che quello che diceva era giusto. E che doveva essere ascoltato.
Rimase nell’ombra e ebbe il grande coraggio di osservare l’agonia e la morte di Gesù sulla croce (Giovanni 19:25). Dopo la resurrezione e l’ascensione di Gesù, stava nel tempio, pregava e aspettava, con gli apostoli e i suoi figli, la discesa dello Spirito Santo (Atti 1:14).
Dopo questo, non sappiamo altro di lei. È stata una donna, favorita dalla grazia, certamente. Ma è stata anche una normale madre di famiglia, con le sue preoccupazioni e i suoi dubbi. Non è nata senza peccato, il suo corpo non è stato assunto in cielo, come insegna la tradizione della chiesa cattolica, non è vissuta senza sbagliare.
Il suo corpo è in terra e aspetta la resurrezione. La sua anima è in cielo.
Al ritorno di Cristo, risusciterà e andrà a incontrare suo Figlio, Colui che lei stessa ha chiamato “Dio mio salvatore” (Luca 1:47).
Mentre viveva, capiva in parte. Un giorno, come tutti i credenti, anche lei comprenderà pienamente l’estensione della grazia largita da Dio Padre, per mezzo del sacrificio di suo Figlio.
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