Quando i nostri bambini erano piccoli, non potevano sfuggire alla “parola magica”, quando chiedevano un dolcetto e lo ricevevano, oppure quando qualcuno faceva loro un regalo.
La parola magica era “grazie”. Senza quella, niente dolcetto e niente regalo. Naturalmente loro, che non erano stupidi, ne avevano capito l’importanza e si affrettavano a pronunciarla.
Mio padre mi raccontava che quando suo padre gli applicava la disciplina sulla sede naturale dell’apprendimento, cioè sul sederino, doveva poi dirgli: “Grazie, papà” e baciargli la mano. Altri tempi!
Noi, coi nostri figli, non siamo arrivati a un punto simile. Dopo la disciplina, avevamo l’abitudine di rassicurarli del nostro amore, ma al rispetto e alle buone maniere ci abbiamo sempre tenuto. E non abbiamo tollerato arroganza o scortesia da parte loro.
La riconoscenza è una pratica che si impara. Mio marito mi ringrazia per un buon pasto o per una camicia ben stirata e io lo ringrazio se mi porta il sacco della spesa o mi tiene aperto lo sportello della macchina. Lo troviamo normale e abbiamo cercato di inculcarlo ai figli. Se tante coppie si trattassero con cortesia e si rivolgessero la parola in modo civile, eviterebbero molti problemi.
Però c’è un ringraziamento di stagione, che porterebbe la pace in tante famiglie e l’armonia in tante persone. Mi spiego. Sta per arrivare il Natale e le nostre strade si adornano di stelle comete luminose, di festoni scintillanti, le vetrine dei negozi luccicano d’oro e la gente comincia a fare la lista delle persone a cui fare regali. Tutti NON diventano più buoni, ma cominciano a darsi un gran da fare e diventano un po’ più nervosi. Pochissimi pensano al perché di tanto trambusto, ma seguono la corrente e la tradizione. Vi si adeguano sospirando e pregustano il cenone e il panettone. Ma a Gesù chi ci pensa?
Anche se nessuno sa in che giorno Gesù sia nato (probabilmente è nato in primavera, ma la cosa non ci interessa) è sicuro che in un momento preciso della storia umana è nato, a Betlemme, in Giudea, concepito miracolosamente da Maria vergine, per opera dello Spirito Santo. Ed è importante che sia nato. Era necessario che Il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità, si incarnasse e venisse per morire per i nostri peccati, per riscattare l’umanità e darci la possibilità di essere riconciliati con Dio.
E questo dovrebbe essere un gran motivo di ringraziamento, in questa stagione e sempre.
L’Apostolo Paolo ha esclamato: “Sia ringraziato Dio per il suo dono ineffabile!”.
Gesù è il dono dell’amore di Dio Padre per il mondo perduto e separato da Dio. È l’unico mezzo di salvezza, è l’unica via che ci porta a Dio.
Quando gli angeli hanno dato ai pastori l’annuncio della nascita di Gesù, hanno detto: “Non temete, perché ecco vi reco una buona notizia di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, vi è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore”. La buona notizia è l’evangelo.
Quando Gesù ha cominciato a predicare, ha detto: “Ravvedetevi, e credete all’Evangelo!”. Il nostro ringraziamento deve cominciare dal riconoscerci peccatori perduti e senza speranza, ma invitati a ricevere il dono inspiegabile e indescrivibile della salvezza per grazia.
Hai capito di essere un peccatore senza speranza? Hai accettato questo dono? Hai ringraziato Dio per avercelo dato? Dirgli “grazie” con tutto il cuore, ti aprirebbe la via del cielo.
.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento