“Maestro, abbi pietà di noi!”
Gesù si fermò, mentre camminava verso Gerusalemme e, coi suoi discepoli, si trovava presso i confini che separavano la Giudea dalla Samaria. Chi gridava erano dieci lebbrosi. Si tenevano a distanza, sapevano di non potersi avvicinare a chi era sano, erano consapevoli si essere malati, ma supplicavano che Gesù avesse pietà di loro e li guarisse.
Gesù diede loro un ordine preciso: “Andate a mostrarvi ai sacerdoti!”.
Non era un ordine da niente, perché i lebbrosi potevano andare dal sacerdote solo perché verificasse se erano guariti. Ma loro erano malati. Malati incurabili e intoccabili.
Gesù chiedeva loro un grosso atto di fede.
Li possiamo immaginare, mentre si dicevano: “Che facciamo? Andiamo? Se non guariamo, saremo puniti? Mah... proviamo...”. Mentre camminano, qualcosa succede. Le loro mani rattrappite si stendono, i piedi, resi insensibili dalla lebbra, sentono le asperità delle pietre su cui camminano. Si osservano.
Poi uno grida: “Siamo guariti!”. La loro gioia è incontenibile e si mettono a correre verso casa per mostrarsi ai loro cari. Non siamo più intoccabili! Siamo di nuovo gente normale!
Uno però, un Samaritano disprezzato dagli Ebrei, si ferma e fa dietro front. Anche la sua gioia è incontenibile, ma è anche incontenibile la sua riconoscenza.
Grida: “Gloria a Dio! Gloria a Dio! Sono guarito!”. E probabilmente pensa: “Ho di nuovo dieci dita nelle mani e dieci nei piedi che funzionano, posso correre e saltare, la gente non scapperà più lontana da me e i bambini non si metteranno a piangere dalla paura e dallo schifo per la mia faccia sfigurata! Gloria a Dio! Il Maestro ha fatto il miracolo!”.
Torna sui suoi passi, ritrova il Signore, gli si butta ai piedi: “Grazie, grazie, grazie!” e lo adora.
Gesù si guarda attorno. Erano in dieci, possibile che uno solo sia tornato a dire grazie, uno che per di più è uno straniero?
Poi rialza il lebbroso e lo rassicura: “Alzati e vattene: la tua fede ti ha salvato!”. Non solo il suo corpo era guarito, ma anche la sua anima, dal valore eterno, era purificata.
Dio non ha pazienza con chi non è riconoscente e le esortazioni alla gratitudine nella Parola di Dio sono numerosissime.
Nella Bibbia è scritto che Dio si adira contro chi soffoca la verità con l’ingiustizia. Contro chi vede le meraviglie della creazione e non ringrazia Dio. Contro chi, anziché lodare e rngraziare il Creatore si dà all’idolatria. E afferma che, per questa ingratitudine, Dio abbandona le sue creature e di conseguenza, esse si buttano nell’immoralità, nell’impurità, si danno a pratiche contro natura, che le portano al giudizio. E arriva a dire che l’ira di Dio si riversa non solo su chi commette tali peccati, ma anche su chi li approva (puoi verificare tutto questo, leggendo la seconda parte del primo capitolo della lettera ai Romani, versetti da 18 a 32).
A questo punto sono d’obbligo alcune domande.
Hai l’abitudine di ringraziare Dio per il fatto che oggi sei vivo? Che hai una casa? Che hai mangiato? Che ci vedi e ci senti? Che ragioni e hai la possibilità di lavorare? Che la natura che ti circonda è bella e produce buona parte del cibo che mangi?
Se puoi rispondere “sì” a queste domande è bene. Ma ce ne sono altre, ancora più importanti.
Ne parleremo la prossima volta. Intanto leggi per intero la storia dei dieci lebbrosi, nel Vangelo di Luca capitolo 17:11-19.
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