QUAL È IL MIO DONO?

Ve l’ho detto la volta scorsa. Uno dei miei versetti favoriti è: “Quello che la tua mano trova da fare fallo con tutta la tua forza” (Ecclesiaste 9:10), perché parla dell’importanza di usare bene la nostra vita finché ce l’abbiamo.

Io lo trovo utilissimo anche per scoprire quale sia il dono, o i doni spirituali, che Dio ci ha dato per essere utili al suo servizio, sia in famiglia sia in chiesa.

Molti dicono: “Sarei felice di servire il Signore se sapessi qual è il mio dono, ma non so cantare... sono timido... ho paura di pregare a alta voce... non voglio mettermi in mostra... coi bambini non ci so fare”. E aspettano. E, mentre aspettano, in chiesa non smuovono un dito neppure per sparecchiare la tavola, dopo un pasto consumato in comune, o per spazzare il pavimento dopo una riunione. O semplicemente per portare via il sacco della spazzatura. Forse li considerano lavori così umili da non poter essere considerati “doni”. Dopo tutto, la Bibbia non parla del “dono della spazzatura”!

In famiglia, poi, si fanno servire dalla mamma premurosa e non muovono neppure uno stuzzicadenti.

Ma se ne stanno lì tranquillli, aspettando che il Signore faccia apparire in cielo una scritta cubitale con la rivelazione di quello che devono fare e quale sia il loro “dono” specifico.

Se poi (spavento!) apparisse la scritta: IL DONO DI ANNA SAREBBE FARSI IL LETTO PRIMA DI ANDARE A SCUOLA, oppure IL DONO DI ALBERTO SAREBBE ACCOMPAGNARE LA NONNA QUANDO VA A RISCUOTERE LA PENSIONE, PER PROTEGGERLA DAGLI SCIPPI, non è detto che sarebbero contenti.

I doni, anche quelli spirituali elencati nella Bibbia da usare nella famiglia di Dio, sono vari e si scoprono lavorando e mettendosi a disposizione per aiutare. In genere li scoprono quelli che cominciano dalla gavetta, magari solo raccogliendo regolarmente gli innari o assicurandosi che ci sia la carta igienica nel bagno. Oppure prendendo note mentre l’anziano predica e ripassando a casa quello che hanno sentito. O facendo attenzione ai soggetti di preghiera menzionati alla riunione. O interessandosi delle persone presenti, salutando e accogliendo gli estranei che entrano nella sala di culto, magari solo per curiosare.

Troppo spesso si pensa che gli unici doni da desiderare siano quelli più vistosi, come predicare, insegnare e evangelizzare, mentre altri doni, di apparenza più modesta, come assistere chi ha dei bisogni materiali e spirituali, ospitare, donare generosamente per sostenere le missioni, sono essenziali quanto quelli di insegnamento.

L’Apostolo Paolo ha assomigliato la chiesa a un corpo, in cui tutte le membra sono utili e essenziali. La chiesa ha bisogno di mani, di piedi, di occhi e orecchie, di cuori e di muscoli. Se avesse solo una grande bocca e mani invisibili e gambette debolucce, sarebbe un vero mostro. E, a volte, certe chiese sono proprio così. Tutti a cantare e a testimoniare e pochi, pochissimi, a mettere la mano al portafogli, per pagare le bollette della luce della sala di culto.

Perciò, come riconoscere il tuo dono? Comincia a fare quello che vedi che c’è da fare. Tieni gli occhi aperti e chiedi a Dio di farti stare all’erta. E non avere paura di rimboccarti le maniche.
E, cari studenti, che avete il privilegio di conoscere la Parola di Dio, studiate bene e fate tesoro di quello che imparate. Se vi piace la matematica, forse da grandi sarete tesorieri e amministratori nella vostra chiesa. Se vi piace scrivere, imparate a esprimervi bene e a usare la grammatica giusta. Forse, un giorno scriverete dei libri utili o dei foglietti di evangelizzazione adatti alla situazione e agli avvenimenti del vostro tempo, che chissà come sarà.

Se vi piacciono i lavori pratici, diventate dei buoni elettricisti o idraulici o meccanici. Certamente in chiesa vi apprezzeranno. E quando andrete a riparare dei danni nelle case, potrete distribuire i libretti che parlano di Gesù (scritti dai vostri amici della chiesa!) e sarete dei missionari a tutti gli effetti. Se poi diventerete medici o infermieri, come sarebbe l’idea di un soggiorno fra la gente che muore di fame, non solo fisica, ma anche spirituale, in Africa?

Di come usare il vostro dono parleremo la prossima volta.

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