ANCORA SUI DONI...

Oggi dobbiamo concludere il nostro discorso cominciato la volta scorsa sui doni spirituali che la Bibbia elenca e che, se siamo veri credenti in Cristo, dobbiamo mettere a disposizione degli altri.
Scusate se faccio la maestra, ma ricapitoliamo il discorso dell’altra volta (anche i Romani dicevano “repetita iuvant”, cioè le cose ripetute aiutano).

Allora, ecco il riassunto:

  1. ogni credente ha almeno un dono dato dallo Spirito Santo, da usare per il bene della chiesa e per essere un membro sano e utile nel corpo di Cristo.
  2. Il nostro dono non lo scegliamo e non lo meritiamo. Usandolo non facciamo un piacere al Signore, ma siamo oggetti della sua grazia.
  3. Dobbiamo esercitare il dono secondo quello che dice la Parola di Dio. Infine,
  4. deve essere accompagnato e dimostrato da una condotta coerente.
Il prossimo punto importantissimo è: dobbiamo esercitare i nostri doni con amore. Un dono usato senza amore, con orgoglio e voglia di mettersi in mostra può fare del male, ferire e scoraggiare. E, soprattutto, fa male a chi lo esercita, perché al Signore non piacciono le persone orgogliose. E, una volta o l’altra, le sgonfia come palloncini.

La prima lettera di Giovanni ha molto da dire sul soggetto dell’amore che deve regnare fra i fratelli in fede. Ascoltiamolo.

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio. In questo è l’amore : non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propriziatorio per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello, è bugiardo perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abiamo ricevuto da Lui: che chi ama Dio, ami anche suo fratello”. “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli” (4:7,10,11,20,21; 3:16).


Ogni commento sarebbe superfluo!

Oltre ad amare, si deve ricordare che esercitare un dono potrà costare. Dobbiamo farlo rinunciando ai nostri diritti, vivendo nella pace e considerando gli altri più importanti di noi (Romani 12:18; Filippesi 2:3). Il che non è sempre facile. A tutti piace, ogni tanto, essere serviti, riposare senza avere seccatori in giro, senza dover rispondere a responsabilità pressanti.

Ai discepoli e al Signore è successo. Se ne andavano lontani dalla gente per riposare e si sono trovati davanti 5000 uomini, più donne e bambini. I discepoli li avrebbero licenziati tutti molto volontieri, ma il Signore “ne ebbe compassione”, si mise a insegnare loro e poi diede loro da mangiare, moltiplivcando pane e pesci e usando i discepoli per la distribuzione. Come vacanza, non c’era male!

Poi un dono si esercita facendo agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi (Vangelo di Matteo 7:12). Di solito sentiamo dire: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” il che interpretato vuole dire “Vivi e lascia vivere”. Il Vangelo, invece, dice che il vero cristiano deve attivamente cercare di fare del bene al prossimo, prendendo l’iniziativa.

In più, un dono spiriuale deve essere accompagnato costantemente dal perdono (Matteo 6:14,15). Bisogna perdonare le critiche ingiuste (e fare tesoro di quelle giuste). Bisogna perdonare i giudizi negativi e passare sopra alle incomprensioni e chiarire i malintesi. Non è un programma da niente!

Infine, un dono spirituale deve essere usato con perseveranza e senza scoraggiarsi. Pensiamo a Noè, che, prima che venisse il diluvio, ha predicato per 120 anni, avvisando del giudizio imminente, e nessuno se l‘è filato!

Concludo ricordando le parole di Giacomo. “Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio: perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne (cioè con orgoglio, arroganza, insensibilità) mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna. Non ci scoraggiamo nel fare il bene; perché se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così, dunque, finché ne abbiamo l‘opportunità, facciamo del bene a tutti...” (Lettera ai Galati 6:7-10).

Abbiamo pazienza: il frutto verrà. Se non lo vedremo noi, lo vedranno quelli che verranno dopo di noi. Concludo come ho cominciato: quello che la nostra mano trova da fare, facciamolo con tutta la nostra forza!

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