Shock culturale

“Paese che vai, usanza che trovi” dice il proverbio. Oggi per rendere le cose più interessanti lo chiamano “culture shock”. Ma è la stessa cosa: se non ci siamo abituati, certe cose ci sembrano strane.

Per esempio, ho visto gli inglesi che mettono il cibo sulla forchetta, tenuta non in modo normale, ma rovesciata. Una prodezza di equilibrismo incredibile.

Gli orientali mettono il cibo sulla punta del coltello e lo portano alla bocca. (Mia mamma avrebbe gridato allo scandalo!) E così via.

Alcuni studenti indiani a casa nostra probabilmente hanno avuto il loro shock nel vedermi usare il BAIGON contro le mosche e le zanzare.

Il mio shock culturale l’ho avuto quando sono andata in America la prima volta e mi sono trovata a pranzo con tre o quattro pastori battisti, amici di mio suocero, ultra fondamentalsti, ultrabiblici e ultra pronti a difendere la fede tramandata ai santi, come dice la lettera di Giuda. C’erano anche le loro mogli che parlavano di figli e nipoti come donne normali. Io aspettavo qualche discussione teologica dagli uomini... E ero tutta orecchi.

Invece: per tutto il pranzo quelli hanno discusso su quanti cervi avevano ammazzati andando a caccia. “Io ho tirato così... io mi sono appiattato così... io ero dietro a un albero e... mi sono distratto un momento e l’ho mancato...”

Io non ci potevo credere. Da noi, in Italia, nelle nostre chiese evangeliche, di cacciatori non ne avevo mai conosciuti.

Colmo dei colmi: sempre in America, in una casa per missionari di passaggio, la direttrice era una vecchietta deliziosa. Ma teneva il fucile carico e pronto per ammazzare gli scoiattoli.

“Sono bestie che distruggono tutto” mi ha detto. Io ho pensato: “Ma sono così carini...”

Per tornare ai pastori, quando siamo stati da soli, ho chiesto a mio marito: “Ma è possibile che dei cristiani parlino per un’ora di cervi ammazzati?”

“Cara, è la loro cultura”. Mi sono trattenuta dal dire che mi sembravano dei selvaggi, ma ho detto che li trovavo molto strani.

Ora però, un selvaggio lo abbiamo in famiglia. Un figlio della sorella di mio marito è andato con la moglie in Africa a farsi un safari. E ci manda col computer le foto di quei poveri animali che ammazza. Io non riesco a capire che divertimento ci possa trovare a uccidere quelle bestie bellissime. Ha mancato una piccola zebra, ma, purtroppo, ha detto che domani ci riprova!

Se si tratta di procurare cibo per la famiglia, andare a caccia può anche andare bene (purtroppo mio suocero ci serviva i cervi che aveva ammazzato!). Ma uccidere animali per divertimento mi sembra crudele e cattivo.

Nella Bibbia non trovo incoraggiamenti a farlo e, per una volta, mi trovo d’accordo con i “verdi”. Senza esagerare, naturalmente.

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