Quello che lascia perplessi, non solo in occasione di grandi assise politiche, ma in tutti i pronunciamenti, discorsi, esortazioni e proposte dei politici e governanti, sono le illusioni a cui sembrano credere e a cui, forse, credono contro speranza.
Dicono che ci vogliono più scuole, più istruzione. Affermano che le famiglie e le istituzioni si devono impegnare più a fondo, che bisogna colpire la corruzione, riformare le leggi, globalizzare l’organizzazione. E così via e così avanti.
Lo dicono i Presidenti delle nazioni, il Papa, gli scienziati e gli “esperti” in ogni campo. Obama, dopo il G8, è addirittura andato in Africa a dire che si devono dare una mossa a lavorare e che ci deve essere meno corruzione fra i governanti. Fatica sprecata, perché le cose vanno sempre peggio e gli scandali di ogni tipo spuntano come funghi da tutte le parti. La fame aumenta, l’immoralità dilaga, il vandalismo si diffonde e guerre e nuove guerriglie esplodono ovunque.
Quello che nessuno vuole ammettere, perché ammetterlo vorrebbe dire, per una volta, dare ragione alla Bibbia, è che riformare l’uomo non si può. Il profeta Geremia ha detto, chiaro e tondo, che “il cuore dell’uomo è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malvagio” e Gesù lo ha ribadito, 600 anni dopo, dicendo: “Fate l’albero buono e farà frutti buoni... Ravvedetevi e credete al Vangelo”. Il problema è negli uomini, che vivono come se Dio non ci fosse, credono di poter fare a meno di Lui e di migliorare il mondo con le loro forze. Ma non ci riescono e non ci possono riuscire.
Quando i miei figli erano piccoli, volevo aiutarli a capire che sarebbero riusciti a stare buoni solo se il loro cuore fosse cambiato. Così ho raccontato loro una storia.
C’era una volta una principessa che, passeggiando nelle sue campagne, vide un porcellino che si rotolava nel fango. "Poverino" pensò, "devo fare qualcosa per lui. È troppo carino per lasciarlo crescere così sporco...". Lo comprò, lo portò nel suo palazzo, lo fece lavare dalla cameriera, lo asciugò lei stessa con un asciugamano morbido. Poi gli mise un po’ di profumo, un cappottino elegante e gli diede da mangiare. Gli fece pure pulire perfino il grugnetto da una servitore.
Tutto bene per qualche giorno. Il porcellino era contento come una pasqua. Bello, pulito, profumato. Fuori pioveva e in casa della prncipessa si stava bene.
Una mattina, il tempo era bello e la principessa decise di portarlo a spasso col guinzaglio. Tutti avrebbero ammirato il porcellino trasformato! Se non che, appena uscito nel parco, l’animaletto vide una bella pozzanghera, grigia e melmosa. Comincià a tirare il guinzaglio e lo strappò.
Andò beatamente a rotolarsi nel fango! Il suo cuore di porcellino non chiedeva altro!
Ma la principessa non si diede per vinta. Riportò il porcellino a casa, lo ripulì e chiamò un dottore. Evidentemente era malato.
“Altezza!” disse il dottore. “Il porcellno ha una malattia incurabile: si chiama fangomania. Il solo rimedio è un trapianto di cuore. Se vuole....”
“Certo, lo voglio!”
Il medico allora prese un agnellino, gli tolse il cuore e lo mise al posto di quello malato del porcellino, che da allora in poi, diventò diverso e amante del pulito.
Non so cosa gli animalisti pensino di una storia così, ma è un fatto che Gesù Cristo, che Giovanni Battista ha chiamato “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, ha dovuto morire in croce per dare un cuore nuovo e pulito a chiunque capisce di averne bisogno, di essere senza speranza, si ravvede e crede in Lui. “Senza di me, non potete far nulla” ha detto.
Che i politici, i religiosi e i sociologi ci credano o no, questa sarebbe la soluzione.
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