“Ho perso il mio amico migliore in un incidente. È stato in coma per un mese e ho pregato notte e giorno perché guarisse. Invece eccomi qui di ritorno dal suo funerale. Spiegami tu perché ci sono tanti delinquenti che se la cavano e lui, che era un pezzo d’oro, non c’è più. Per me, Dio guardava da un’altra parte...”
Chi mi parlava era Sandro, un giovane con gli occhi pieni di pianto. E di rabbia.
Avrei potuto fargli un bel discorso sulla sovranità di Dio e citargli dei versetti della Bibbia, dirgli che il suo amico avrebbe potuto restare su una sedia a rotelle per la vita, o addirittura essere leso in maniera irreversibile, e che perciò era meglio che Dio se lo fosse preso con sé. Oppure che, dato che amava Dio e aveva creduto in Gesù come Salvatore, era in cielo in perfetta salute. Ma sono rimasta zitta e l’ho solo abbracciato. In certi momenti, è meglio lasciare che passi la tempesta causata dal dolore e dalla delusione. Dopo tutto, anche alcuni profeti hanno chiesto molti “Perché?” al Signore e il Signore non li ha né sgridati né respinti.
Certe perdite sono terribili e lasciano un gran vuoto. Quasi un buco incolmabile. La morte di una persona a cui vogliamo bene è sempre un pezzo della tua vita che non c’è più.
E nessuno di noi può sapere con certezza perché certe cose avvengano, soprattutto quando chi muore è giovane, promettente, sano e pronto a servire Dio e il prossimo.
Ma Dio sa quello che fa e un passo nella Bibbia mi ha aiutata spesso davanti alla tomba di molte persone care. Eccolo, è nel capitolo 57 del libro di Isaia: “Il giusto muore e nessuno vi bada; gli uomini buoni sono tolti di mezzo e nessuno considera che il giusto è tolto di mezzo per sottrarlo ai mali che sopraggiungono. Egli entra nella pace; quelli che hanno camminato per la retta via riposano sui loro letti”.
I “giusti” nell’Antico Testamento, erano le persone che amavano e temevano Dio. Non solo chi faceva del bene e viveva una vita morale. Oggi, noi li chiameremmo “credenti nati di nuovo”.
Per quello che mi riguarda, non cerco di capire né i “perché” né i “come” di Dio. Ho capito che Dio non ci spiega tutto; anzi, che spesso non ci spiega proprio niente. Ma credo che Lui non guardi mai da un’altra parte, come invece diceva Sandro. Guarda sempre dalla nostra parte e guarda con amore. E nel suo amore savio, completo, misericordioso e eterno io devo affondare le mie radici e cercare di aiutare altri a fare altrettanto.
Ho letto quel passo anche a Sandro, quando mi è sembrato il momento giusto. Spero che lo abbia aiutato e gli abbia fatto del bene.
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