“La vostra religione è troppo facile e troppo comoda” mi ha detto un’amica. “La salvezza ce l’avete in regalo. Così dite che credete e poi fate quello che vi pare. Troppo comodo, dopo tutto la Bibbia dice aiutati che Dio ti aiuta!”
A parte il fatto che nella Bibbia non c’è mai scritto “aiutati che Dio ti aiuta”, la fede biblica, se da una parte afferma che siamo salvati e mantenuti salvati unicamente per la grazia di Dio, parla molto della condotta che un credente deve avere. La buona condotta non aggiunge nulla alla sua salvezza, ma dimostra che è una persona vuole fare sul serio.
Gesù ha detto chiaramente che i veri credenti si riconosceranno dai loro frutti e Giacomo ha scritto che la fede senza le opere è morta. La mia condotta parla più di qualsiasi discorso.
Questo si collega perfettamente col discorso sul mio valore e quello di ogni persona che crede in Cristo. Io valgo perché Gesù è morto al mio posto per salvarmi dalla perdizione eterna, valgo il prezzo della vita del Figlio stesso di Dio. Io valgo perché sono stata riscattata col sangue di Gesù e sono diventata proprietà di Dio, sua figlia adottiva. Sono una figlia del Re dei re. Valgo perché qui sulla terra io sono testimone della grazia di Dio e ho il compito di vivere per glorificare mio Padre.
L’Apostolo Paolo ha scritto a un suo collaboratore: “La grazia di Dio salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando ... l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù”. Da nessuna parte è scritto che la vita cristiana sia una passeggiata tranquilla o addirittura una crociera su una bella nave di lusso. È una vita operante per mezzo dell’amore di Dio.
Nelle parole dell’Apostolo c’è la descrizione del mio compito: riguarda tutto quello che mi compone come persona: il corpo, l’anima e lo spirito.
Il mio corpo deve essere un esempio di moderazione. Nel mangiare, nel bere, nelle ore di sonno e nel modo in cui mi diverto. Devo essere equilibrata nel modo in cui mi vesto, mi pettino e mi trucco. In cui faccio sport e lavoro.
Devo vivere giustamente, con onestà, trasparenza, fedeltà e equilibrio. La mia personalità non dovrà essere soffocata, ma neppure imporsi prepotentemente. Sarà espressa con misura nel modo in cui parlo, rido, scherzo, esprimo le mie opinioni e intreragisco con la gente. Nel mio modo di fare dovrò produrre rispetto.
Infine devo vivere in modo santo. Non andrò in giro con il collo torto e gli occhi in cui si vede solo il bianco per troppa santità. E non mi comporterò da beghina malinconica. Ma la mia relazione col Signore si esprimerà con un atteggiamento di gioia profonda, buon umore, calma, ottimismo, fiducia e pazienza. Vivrò confessando i peccati di cui mi rendo conto e perdonando ogni volta che sarà necessario.
Non metterò in mostra la mia conoscenza biblica e cercherò di non fare la lezione a tutti. Ogni giorno, in preghiera, riceverò ordini e guida dalla Parola di Dio.
Decisamente, non sarà una vita vissuta alla trallallera. Spesso sarà piena di difficoltà. Sarà anche una vita impossibile da vivere con le mie forze.
Sempre l’Apostolo Paolo, proprio parlando del nostro compito di testimoni rappresentanti il carattere di Dio, ha esclamato: “E chi è sufficiente a queste cose?”. La risposta nostra spontanea è: nessuno. La sua, ispirata da Dio, invece, è: la nostra capacità viene da Dio. E lì sta il nostro valore: non contare mai sulle nostre forze, che sono imperfette, ma sulle sue, che sono inesauribili.
Con un altro particolare, di cui parlerò la prossima volta. Ci sentiamo!
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