Un bambino ci è nato!



Nessuno sa la data precisa della nascita di Gesù. Forse ha avuto luogo in primavera, forse in autunno. Si sa solo, dal Vangelo di Luca, che è avvenuta nell’anno del censimento ordinato dall’Imperatore Cesare Augusto, al tempo in cui Quirinio governava la Siria.

Dato che non c’è stata mai sicurezza sulla data di nascita di Gesù, la chiesa ufficiale ha scelto arbitrariamente la data del 25 dicembre e attorno a tutto l’evento si è sviluppata una cornice di tradizioni e leggende popolari sdolcinate e quasi  strappalacrime. Come il freddo, il gelo, il bue e l’asino, le cornamuse, i presepi. Il tutto accompagnato da cibi speciali. Alberi decorati, luci e comete, luminarie. E chi più ne ha, più ne metta.

Per reazione a tante tradizioni inventate, alcuni gruppi di evangelici e alcune sette hanno deciso che di Natale non si deve neppure parlare. Così da una esagerazione si è caduti faclmente in un’altra.

Sia come sia, il fatto unico, reale e straordinario che Dio si è incarnato miracolosamente nel corpo di Maria, si è sviluppato in lei come qualsiasi altro feto ed è nato come qualsiasi altro bambino dopo nove mesi di gestazione, rimane.

La sua data di nascita non è importante.  È, però, straordinariamente importante che sia nato!

Se non fosse nato, non ci sarebbe salvezza per noi. Gesù è venuto per cercare e salvare ciò che era perito e per dare la sua vita per noi, per morire al nostro posto e rendere possibile la riconciliazione fra Dio e gli uomini. Se non avesse avuto un corpo umano, non avrebbe potuto morire. Se non fosse stato Dio non avrebbe potuto offire un sacrificio perfetto.

La sua venuta non è stata un fatto improvviso e imprevisto. Era stata prevista da tutta l’eternità e annunciata da Dio stesso, subito dopo la caduta di Adamo e Eva nel peccato. Vari profeti ne hanno parlato attraverso i secoli, indicando con precisione il luogo in cui sarebbe nato, il tipo di morte che avrebbe subito, e il tipo di ministero  che avrebbe avuto.

Isaia, vissuto circa 800 anni prima della nascita di Gesù, nel capitolo 9 del suo libro,  per ispirazione di Dio, ha scritto una delle profezie più belle, più complete e più dettagliate sul carattere del “Bambino”, Figlio di Dio, che sarebbe nato e sulle prerogative che avrebbe avuto. Noi parleremo per tutto il mese su ognuna di esse!

Il momento storico in cui Isaia pronunciò questa profezia era difficile (come è difficile quello in cui noi viviamo).

Il peccato dilagava in Israele e il popolo viveva lontano da Dio (esattamente come succede oggi da noi).

Il giudizio di Dio sul suo peccato si stava avvicinando (come Dio afferma che farà anche oggi) .

Le tenebre spirituali erano pesanti (come accade oggi fra la gente che pensa a tutto fuorché a Dio).

Ma la speranza di un Messia liberatore persisteva, perciò il profeta annunciava che “Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese nell’ombra della morte la luce risplende” (v. 1). Stava per nascere un Liberatore.

Come poteva usare il verbo al presente otto secoli prima? Per Dio il tempo, come lo intendiamo noi, calcolato in giorni, ore e minuti, non esiste. Quello che per noi è un secolo, per Lui è un istante. Egli vive in un eterno presente. Perciò, anche se Gesù sarebbe nato sulla terra molto tempo dopo, Dio poteva dire: ”Un bambino ci è nato… la luce risplende… il popolo vede una gran luce”. 

Oggi noi viviamo dopo l’adempimento di questa profezia. Possiamo  constatarne l’assoluta esattezza. Gesù è venuto come luce del mondo, ha portato la salvezza.

Ma, nonostante questa nostra posizione privilegiata, conosciamo davvero personalmente il Salvatore che è nato, è vissuto come un uomo qualsiasi, è morto per la nostra salvezza, è risuscitato trionfante sulla morte per darci la vita eterna?

Spero di sì. In ogni modo, meditare sulla descrizione del Bambino annunciato da Isaia, ci aiuterà a godere più che mai la bellezza del Natale. 
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