Sarà chiamato “Padre eterno”



Come si può chiamare “Padre eterno” un bambino appena nato? In natura non è comprensibile (vi immaginate la meraviglia dei medici e dei genitori se un bambino nascesse con la barba?) e, secondo gli schemi della nostra mente limitata, è inconcepibile. Ma per Dio è possibile.

Il “Bambino” nato a Betlemme, era Dio stesso incarnato ed era “Figlio donato” e “Padre eterno”. Che meraviglioso mistero!

Gesù si è differenziato da suo Padre e ha dichiarato costantemente la sua dipendenza da Lui, ma, allo stesso tempo, ha potuto dire che Lui e il Padre erano (o meglio, sono) uno (Giovanni 10:30). E aggiungeva: “Chi vede me, vede il Padre” (Giovanni 12:45).

Perciò, il Bambino profetizzato poteva benissimo essere chiamato “Padre eterno”, perché era stato da sempre Dio e con Dio e aveva tutte le qualità di Dio.

In Gesù “abita corporalmente la pienezza della Deità” (Colossesi 2:9), ha dichiarato l’Apostolo Paolo e Gesù stesso non ne ha fatto mistero. Non per niente, si è presentato come “l’Eterno” agli Ebrei che lo ascoltavano e ha affermato: “Prima che Abramo fosse nato, IO SONO (cioè esistevo) (Giovanni 8:58). In altre parole, io sono l’Eterno.

E, quando le guardie sono entrate nel giardino per arrestarlo, Egli ha chiesto: “Chi cercate?”.

Alla risposta, che stavano cercando Gesù di Nazaret, il Signore ha detto: “Sono io” (ovvero “Eterno”). E quelle sono cadute dallo spavento.

Isaia dice esattamente questo del Messia: il Bambino sarà Dio, avrà le qualità dell’Eterno dell’Antico Testamento. Sarà il buon pastore, come l’Eterno è il Pastore che “pascerà il suo gregge, raccoglierà gli agnelli in braccio, li porterà sul petto, condurrà le pecore che allattano” (40:11).
“Tu, Signore, sei nostro padre, e il tuo nome, in ogni tempo, è Redentore nostro” (63:16).

Mentre era sulla terra Gesù ha detto “Io sono il buon Pastore”, come mio Padre è pastore. Mio Padre è luce e io sono la luce del mondo. Mio Padre è vita e io sono la vita. Mio Padre è verace e fedele. Io sono la verità, non mento, non cambio.

Mio padre è pietoso e si ricorda che le sue creature sono fragili e ne tiene conto (Salmo 103:13) e io dico a chi è stanco e oppresso: “Vieni a me, e ti darò riposo”.

Mio padre è re e io “darò incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del Signore degli eserciti” (Isaia 9:6). Questo, e molto di più, è quello che farà il Bambino nato a Betlemme.
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