Il bambino, che ci è nato, sarà un dominatore



La profezia di Isaia 9:5, di cui abbiamo già parlato da più di una settimana, continua dicendo: “Un bambino ci è nato… il dominio riposerà sulle sue spalle”.

In che senso Gesù sarebbe stato ed è stato un “dominatore”? Lui che, sulla terra, non aveva una casa che potesse dire sua, che non aveva un luogo in cui posare il capo, che ovunque andasse era osannato da alcuni e disprezzato da molti? Lui che la Lettera agli Ebrei afferma che è stato tentato in ogni possibile maniera e che ha sofferto più di chiunque altro (4:15)?

In realtà, è stato un dominatore. Per prima cosa, ha scelto di dominare se stesso, di umiliarsi e di venire sulla terra come un servo, uno schiavo. E non è poco.

Nella Lettera ai Filippesi è detto: “Gesù Cristo, il quale pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò (annullò) se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte sulla croce” (2:6-8). Lasciare la gloria e la perfezione e accettare di vivere in un terra imperfetta, sporca e puzzolente è stato un atto di straordinaria rinuncia ai propri diritti. E lo ha fatto per tutto il tempo in cui è vissuto sulla terra! Nulla lo obbligava: lo ha fatto per te e per me!

Ma non basta: prendendo un corpo ha accettato di crescere come un bambino qualsiasi, di rinunciare alla sua onnipresenza. Si è autolimitato obbligandosi a vivere in quel fazzoletto di terra che era la Palestina, Lui che aveva creato ogni cosa.

Non ha rinunciato alla sua onniscienza, ma non ne ha fatto uno spettacolo. Vedeva esattamente quello che il suoi contemporanei pensavano, e niente gli sfuggiva (sapeva perfino che un certo pesce, in un certo momento avrebbe avuto in bocca una moneta!), ma si è autolimitato anche nella sua onniscienza. Per esempio,  dicendo che solo il Padre conosceva il momento in cui avrebbe stabilito il suo regno sulla terra (Marco 13:32).

Si è autolimitato quando è stato processato, umiliato, deriso, tradito. Non ha aperto la sua bocca.

Quando, dunque, verrà il momento in cui “il dominio riposerà sulle sue spalle”? Quando si avvererà la profezia di Isaia?

Quando lo deciderà insieme a suo Padre. Dopo tutto, è il Signore e fa quello che gli piace. Nel Salmo 2:8,9, Dio parla al Figlio: “Chiedimi e io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estemità della terra. Tu le spezzerai con una verga di ferro: tu le frantumerai come un vaso d’argilla”.

Il giudizio, un giorno, sarà messo nelle mani del Figlio (di quel “Bambino”, nato a Betlemme, cresciuto, morto, risuscitato e glorificato), per giudicare le nazioni e per stabilire il suo regno di giustizia e di pace.

E lo sapete? Con Lui regneranno anche coloro che avranno creduto in Lui come Salvatore, lo avranno riconosciuto come Signore.

Una grandiosa prospettiva, non vi pare? 
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