“Mamma, posso portare un amico a mangiare da noi?” mi ha chiesto
molti anni fa uno dei figli, rientrando da scuola.
Avevamo sempre detto ai nostri ragazzi che preferivamo che i
loro amici venissero a casa nostra. Erano
“gli anni di piombo” e ci sentivamo più tranquilli, se sapevamo dove e con chi
erano. Perciò alla domanda del figlio se
poteva invitare un amico a cena ho risposto volontieri di sì. Gli amici dei figli erano anche amici nostri.
“Come si chiama? È un tuo compagno di scuola?” ho chiesto.
“Veramente non lo so. L’ho incontrato mentre tornavo da scuola...”
Per nostro figlio, uno che aveva conosciuto da più di dieci
minuti, era già un amico. Era fatto così.
Ma l’amicizia vera è qualcosa di più: è una cosa seria. Un
amico è uno che conosci bene e di cui ti puoi fidare e sul quale puoi contare,
che, anche se non lo hai visto per anni, è come se lo avessi salutato e gli
avessi parlato il giorno prima. L’amicizia
vera dura tutta la vita.
Il Libro dei Proverbi parla molto di amicizie cattive e buone
e dei loro effetti. Delle cattive dice:
“Il compagno degli
insensati diventa cattivo” (13:20). “L’empio
desidera fare il male: il suo amico stesso non trova pietà ai suoi occhi” (21:10).
“Non fare amicizia con l’uomo collerico,
non andare con l’uomo violento, perché tu non impari le sue vie e non esponga te stesso a un’insidia” (22:24,25).
“Il compagno dei golosi fa vergogna a
suo padre” (28:7).
Dei proverbi popolari affermano che chi va con lo zoppo impara
a zoppicare e chi va al mulino si infarina.
L’Apostolo Paolo, afferma che “le
cattive compagnie corrompono i costumi” (1 Corinzi 15:33). Quanto è purtroppo vero!
Ciò che Salomone dice sull’amicizia, quella vera, è anche molto
bello.
“L’amico ama in ogni
tempo: è nato per essere un fratello nella sventura” (17:17). “Chi ha molti amici può esserne
sopraffatto, ma c’è un amico che è più affezionato di un fratello“ (18:24).
“L’olio e il profumo rallegrano il cuore;
così fa la dolcezza di un amico con i suoi consigli cordiali” (27:9).
Piova o tiri vento, un amico vero ti sta sempre a fianco. Quando
qualcuno gli parla male di te, non si
turba, non ti abbandona e cerca come ti può aiutare. Quando qualcuno gli dice bene di te, si
rallegra. Quando sei di cattivo umore ti sopporta e non ti respinge. Nei giorni
difficili non ti trascura, in quelli felici si rallegra per te e non t’invidia.
È fedele. Se fai male te lo dice, se fai bene ti loda. Un amico che ha il coraggio di correggerti è
un tesoro raro.
Salomone lo esprime così: “Meglio riprensione aperta che amore nascosto. Chi ama ferisce, ma
rimane fedele, chi odia dà abbondanza di baci” (27:5,6). Anche Gesù è stato
tradito dal “lungo bacio” di Giuda (Matteo 26:49) da un finto amico.
Non mi pare che i fondatori di sette religiose abbiano
dichiarato di essere amici (di quelli con la A maiuscola) dei loro seguaci. Sarebbe
troppo confidenziale e umiliante, per un capo, mettersi allo stesso loro livello!
Gesù, invece, lo ha fatto.
Ha dichiarato: “Nessuno
ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici... Io non vi
chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma io vi
ho chiamati amici, perché vi ho fatto
conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio” (Giovanni 15:13,15).
Che meraviglia! Gesù è venuto sulla terra per rivelarci il
carattere di Dio, suo Padre, e per farci capire come Egli è veramente. È venuto
nel mondo per servire e per morire per salvare gli uomini. A chi crede in Lui e
lo segue fa conoscere l’amore infinito di suo Padre, amore che Lui ha
dimostrato morendo al nostro posto sulla croce.
A noi, Egli mette una sola giusta e logica condizione: “Voi sete miei amici, se fate le cose che
io vi comando” (15:14). “Non siete
voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto
quello che chiederete al Padre, nel mio
nome, Egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”
(15:16,17).
Avere Gesù come
amico. Non lo trovi fantastico?
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