Il concetto che più difficilmente la gente afferra, specialmente quando si parla di cose spirituali, è quello della grazia. La settimana scorsa, nel mio post, ho detto che in Italia si va avanti con le raccomandazioni. Oggi ripeto che da noi si ha l’abitudine di pagare per tutto.
Se ti fanno un regalo contraccambi, se offri di pagare un caffè a un estraneo, quello rifiuta perché “non vuole essere obbligato” come dicono a Napoli. Oppure la sua risposta è immancabilmente “a buon rendere!” (anche se, alla fine, non rende).
Quando si parla alle persone della salvezza della loro anima, queste pensano subito alla necessità di meritarla. E cominciano a dirti quanto bene hanno fatto.
È chiaro che pensano alla bilancia di Dio, quella con due piatti. Un piatto per le opere buone e l’altro per le mancanze e le debolezze (è raro che le chiamino peccati). In generale, il piatto della loro bilancia, quello del bene, è sempre più pesante di quello del male.
Se si dice loro che Dio non la pensa così e che anche un solo peccato ci impedirebbe di stare alla sua presenza, ma che ha già pagato Lui stesso per ogni peccato, nella persona di suo Figlio, morto sulla croce, invariabilmente esclamano: “Ma non è giusto! Anch’io devo fare la mia parte!”.
Umanamente, è vero. Non è giusto che Uno che non ha fatto mai del male muoia per chi lo ha fatto. È giusto, piuttosto, che chi ha peccato paghi.
Però, dato che Dio è amore totale e che noi non avremmo mai potuto soddisfare la sua giustizia perfetta, Egli ha caricato su suo Figlio Gesù ogni colpa mai commessa, da Adamo in poi. Gesù, che non ha mai peccato, ha subìto la condanna meritata da tutti i peccatori. Per questo ora può offrirci la sua salvezza gratuitamente e per pura grazia. Pretendere di contribuire a meritarla è, a pensarci bene, una terribile offesa a Dio. È come se fossimo degli imbianchini che pretendessero di migliorare una pittura di Michelangelo!
Perciò, quando preghiamo, il nostro primo motivo di ringraziamento dovrebbe essere sempre la salvezza per grazia, il favore immeritato che Dio ci largisce, il suo dono incomprensibile e ineffabile. L’unico che può garantirci la salvezza.
Te ne sei reso conto? Lo hai capito? Hai ringraziato Dio? Lo fai ogni giorno?
L’Apostolo Paolo si è espresso così: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In Lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a Lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, a lode della gloria della sua GRAZIA, che ci ha concessa nel suo amato Figlio. In Lui abbiamo la redenzione, mediante il suo sangue, il perdono dei nostri peccati, secondo le ricchezze della sua GRAZIA, che Egli ha riversata abbondantemente su noi...” (Efesini 1:3-8).
“È per GRAZIA che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti...” (Efesini 2:8,9).
Prendere o lasciare. In cielo ci si va solo per grazia, credendo in ciò che Gesù è che ha fatto.
Se preferisci l’inferno, fai da te.
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