Scaviamo ancora un po’


Il nostro inquisitore di fine d’anno continua col suo inventario. Ecco le domande di oggi:

  • Parlo come se Gesù fosse presente nella stessa stanza?
  • Sono pronto a non essere notato?
  • Sono pronto a fare e a essere qualsiasi cosa che il Signore mi indichi?

In America molti giovani portano al polso un braccialetto con le lettere WWJD?, che stanno a indicare What Would Jesus Do? (Che cosa farebbe Gesù?)”. È una buona domanda, che dovrebbe aiutarli a comportarsi bene in qualsiasi momento, imitando Gesù. Ce l’aveva al polso una ragazza americana che in Italia è stata trovata uccisa e stuprata. Cosa avrà pensato prima di morire, povera lei? Avrà perdonato i suoi aggressori come ha fatto Gesù?

La pratica della presenza di Cristo, braccialetto o no, è molto importante. Essere consci che Lui è sempre lì, che ci vede e sente ogni nostra parola, dovrebbe metterci sull’attenti. E aiutarci a comportarci meglio.

Succede anche nella vita normale. Quando vediamo un vigile, attraversiamo sulle striscie e non passiamo col rosso. Quando siamo in presenza di persone che rispettiamo, ci esprimiamo con cura, misurando le parole. Quando siamo invitati fuori le nostre maniere  sono più attente: non mettiamo i gomiti sul tavolo e diciamo “grazie” e “per favore”. Perché dovremmo fare diversamente nei riguardi di Gesù? Il male è che il vigile si vede e Gesù, no.

Gesù è sempre presente (in alcune case di credenti c’è perfino un quadro con scritto “Gesù è l’ospite invisibile di questa casa”) eppure il saperlo influisce poco sul nostro modo di parlare. Critichiamo, ci lamentiamo, sputiamo sentenze, passiamo giudizi senza ricordare che “di ogni parola vana gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Matteo 14:36). Cosa mi dice il mio inventario?

La prossima domanda tocca la mia umiltà (e peggio mi sento).

  • Sono pronto a non essere notato?

I complimenti ci piacciono, siamo lusingati se ci dicono che abbiamo fatto bene e, soprattutto, ci rodiamo se è complimentato qualcuno che pensiamo valga meno di noi. Di nuovo, è tutta questione di orgoglio.

“La nostra lode viene da Dio” ammoniva Paolo. Ma quanto ci piace se viene anche dagli uomini! E quanto ci dispiace non essere notati e apprezzati dal datore di lavoro, dal professore, collega o parente. 

  • Infine: “Sono pronto a fare qualsiasi cosa il Signore mi indichi?”

Certamente, in teoria. Ma nella pratica?

Accompagnare una vecchia pensionata a riscuotere la pensione, per esempio. Oppure riassettare la cucina dopo che gli ospiti se ne sono andati, invece di lasciare tutto alla mamma, mettere in ordine il garage, aiutare il fratello più piccolo coi compiti, ascoltare le lamentele di qualcuno o curare una persona che è andata via di testa.

Vorremmo fare lavori che ci piacciono, visitare le persone che ci sono simpatiche, aiutare nei lavori che ci sono congeniali. Ma la vita è fatta di tutti i tipi di situazione. E fa una grande differenza se l’affrontiamo con gioia o brontolando. Per noi e per gli altri.
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