Facciamoci male!


L’inventario di oggi ha una lente grossa come la ruota di un’automobile e la rivolge verso di noi. Vuole scavare nel nostro intimo. Cerchiamo di essere onesti nelle risposte, anche se sarà doloroso, almeno in alcuni punti.

  • La prima domanda è: Permetto che dei pensieri sporchi si annidino nella mia mente?

Il nostro cervello immagazzina tutto e non scorda niente. Anche se crediamo di averli dimenticati, all’improvviso i ricordi del passato, specialmente quelli di una brutta esperienza, di una parolaccia sentita, di un rimprovero ricevuto rispuntano quando meno ce lo aspettiamo. Evidentemente erano annidati in un angolo della nostra mente, ma non dimenticati.

Da bambina, ricordo di avere sentito, da un facchino alla stazione, una snocciolata di bestemmie. Non sapevo neppure cosa volessero dire, ma mi hanno fatto male e sono rimaste lì. Ogni tanto me ne ricordo e vorrei che non si riaffacciassero.

Se poi sono pensieri sporchi che coccoliamo, e non consideriamo pericolosi (e che perciò non confessiamo al Signore), è molto possibile che finiscano per portare a azioni molto serie. Mi spiego: fantasticare sul sesso, per esempio, può portare molto presto alla pratica della masturbazione e, poi, forse anche alla schiavitù della pornografia.

L’apostolo Paolo esortava a sottomettere (lui usava l’espressione imprigionare) ogni nostro pensiero a Cristo, esaminandolo con piena onestà, valutandolo e condannandolo, se sbagliato, come peccato (2 Corinzi 10:5). Una confessione sincera al Signore, accompagnata naturalmente dall’eliminazione e l’allontanamento di ciò che produce e favorisce il peccato (letture, computer, compagnie cattive) produrrà il suo perdono, secondo la sua promessa (1 Giovanni 1:9). Se no... i risultati si possono facilmente prevedere.

  • Ho la tendenza all’autocommiserazione?

“Nessuno mi vuol bene, nessuno mi capisce, se sapessero come mi sento, se fossero nei miei panni e se avessero i genitori, il marito, i datori di lavoro che ho io...”. Sentiamo simili lamentele molto spesso.

Dici a uno che ti fa male la testa... e lui risponde che col mal di testa ci vive. Sei stanco? Trovi sempre che la persona a cui lo dici è più stanca di te che ti chiede aiuto. E così via.

L’autocommiserazione è sempre in agguato e rende infelici, miserabili e, lasciatemelo dire, antipatici. Ho conosciuto una ragazza che ha avuto il coraggio di dirmi che nessuno, neppure Cristo, aveva sofferto quanto lei, quando aveva perduto il suo cagnolino.

L’autocommiserazione è un grandioso sintomo di egoismo. Io sto male... io non sono capito... io sono la vittima in ogni situazione... Io... io... io. E ancora e sempre IO.

Il rimedio: comincia a contare le cose buone che abbiamo, col fare un elenco delle benedizioni che ci circondano ogni giorno e facendo qualcosa di buono per fare piacere a qualcuno, senza aspettarsi troppi ringraziamenti e senza pensare: faccio tanto per gli altri e nessuno lo vede.

  • Sono permaloso, pronto a scattare per difendermi?

Certa gente sembra indossare i guanti da pugile appena si alza la mattina e vive tutto il tempo sulla difensiva. Pensano di avere sempre ragione, sono scontenti e vedono nemici da ogni parte. Probabilmente, sono stati trattati ingiustamente e non hanno perdonato, perciò sospettano anche di chi vuol essere loro amico. Dovrebbero chiedere a Dio di cambiare il loro atteggiamento da negativo in positivo e esercitarsi nel vedere il bene negli altri. Sospettare il male non fa parte dell’amore. Anzi, è peccato (1 Corinzi 13:5).

  • Ho l’abitudine di notare più i difetti altrui che le buone qualità?

Non è necessario fare molti commenti su questo punto, perché tutti ne siamo colpevoli.

Come  mamma, trovavo più facile e spontaneo sgridare i miei bambini, anziché lodarli.

Ho sentito dei mariti brontolare se la cena non era pronta e non li ho visti incoraggiare la moglie che era stanca e aveva avuto una giornata pesante.

Ho sentito Pastori che sgridavano dal pulpito i fedeli, perché non erano arrivati in orario alle riunioni (non erano Italiani. Se lo fossero stati e lo avessero fatto, le loro chiese si sarebbero vuotate).

Ci sarebbe anche da domandare alle maestre quante note di biasimo mettono sul diario dei loro alunni e quante di lode. Gli psicologi e gli esperti in pedagogia dicono che una sgridata dovrebbe essere compensata con almeno dieci lodi. I risultati sarebbero incredibilmente positivi. Io ci ho provato e ho dovuto dare loro ragione.

L’inventario non è finito. Restano ancora un paio di scaffali da esaminare. Sarà per la prossima volta. Ciao!
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