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Un giorno, alla casa di Eliseo si presenta Naaman, un generale capo dell’esercito della Siria, con servi, cavalli e accompagnatori in pompa magna.
Era andato prima dal re d’Israele, con molti doni e delle lettere di presentazione da parte del re di Siria, e la richiesta precisa che il re lo guarisse dalla lebbra.
“Questo non è altro che un trabocchetto, una scusa per venire a farmi guerra!” pensò il re d’Israele. In preda a un gran turbamento, si stracciò le vesti in segno di umiliazione e disperazione. Mica aveva le virtù di un guaritore! Certe cose le sapeva fare solo Dio!
Eliseo lo seppe e gli mandò a dire: “Mandamelo qui, e si saprà che c’è un profeta in Israele!”
Così Naaman era andato alla casa di Eliseo, che non deve essere stato un palazzo degno di un dignitario simile. Ma, pur di guarire, si fa qualsiasi cosa e ci si adatta a tutto...
Gli viene incontro un servo, con un messaggio: “Va’, lavati sette volte nel Giordano e sarai guarito”. Eliseo non fa neppure lo sforzo di incontrarlo, vederlo, ossequiarlo. Che affronto!
Naaman probabilmente era già disgustato dal fatto che il re d’Israele non aveva fatto quello che le lettere del re di Siria gli avevano chiesto. In più lo manda da chissà chi, poi quel “chissà chi” gli dice di andarsi a tuffare sette volte in un fiumiciattolo.
Quel che è troppo è troppo, per una persona come lui, abituata a stregoni professionali che ci sapevan fare. Con gesti e invocazioni e danze e pantomime facevano bene il loro mestiere. Questo qui, almeno, avebbe dovuto fare qualcosa di simile, invocare il suo Dio, toccargli la mano malata. E poi, tuffarsi nel Giordano... c’era da ridere!
Il generale è la fotocopia perfetta delle persone a cui parliamo della salvezza per grazia e del dono della vita eterna offerto dal Signore Gesù.
“Ma volete scherzare?!” dicono. “Una salvezza gratuita è troppo facile! Dobbiamo meritarcela, fare la nostra parte. Dio dice: «Aiutati, che Dio ti aiuta!»” (non lo dice da nessuna parte, ma la gente crede che l’abbia detto e che sia nella Bibbia). E come Naaman obbiettano, discutono e spesso se ne vanno più perduti di prima.
“Torniamo a casa!” urla indignato il generale.
“Ma, padre, signore” gli dicono i servi, “se l’uomo di Dio ti avesse chiesto qualcosa di difficile e complicato, non lo avresti fatto? Ti ha detto di tuffarti... tentar non nuoce...”.
Naaman si calma, scende nelle acque del Giordano e si tuffa. Una, due, tre volte. Non succede niente. Tutti hanno il fiato sospeso. Quattro, cinque, sei... sette! La mano macchiata di lebbra è perfetta. Nessun segno della malattia! Naaman era puro! Aveva creduto alla parola dell’uomo di Dio ed era stato liberato dalla lebbra!
Così torna da Eliseo, che, questa volta, lo incontra e gli parla. Naaman è fuori di sé dalla gioia e gli dice: “Mi rendo conto che non c’è nessun Dio se non in Israele! Non adorerò più nessun altro dio! Ti prego accetta questo mio regalo!”.
“Non voglio nulla!”
“Ma per favore...”
“Ho detto che non voglio nulla di nulla!”
Naaman acconsente, chiede solo di poter portare via con sé un carico di terra di Israele. È un uomo trasformato. Eliseo lo congeda in pace e lui riprende il viaggio verso il suo paese.
Ghehazi, invece, non è affatto contento. E ragiona: “Eliseo è stato troppo buono e generoso. Ora ci penso io!” e si mette a rincorrere Naaman e il suo seguito. Appena lo scorge, Naaman scende dal suo carro (un bel gesto di umiltà da parte di un personaggio simile!) e gli chiede: “Va tutto bene?”.
“Tutto bene, solamente c’è una novità... sono arrivati due giovani discepoli dei profeti. Vengono dalla montagna. Per favore dagli un talento d’argento e due cambi di vestiti...”
“E come no! Prendine due di talenti d’argento e due cambi di vestito!” risponde il generale e ordina a due servi di portare il carico per Ghehazi.
Arrivati alla collina, Ghehazi li ringrazia, prende il carico e si presenta, come se niente fosse, a Eliseo.
“Dove sei stato?” gli chiede il profeta.
“Da nessuna parte” dice Ghehazi col tono più innocente possibile.
“Il mio spirito ti ha visto quando Naaman è sceso dal carro per venirti incontro... È questo il momento di prendere dei regali? La lebbra di Naaman si attaccherà a te e sarai lebbroso con tutta la tua famiglia per sempre”.
Era stato, nell’insieme, un bravo servo. Ma la cupidigia ha fatto di lui un bugiardo e lo ha reso lebbroso. “L’amore del denaro è radice di ogni sorta di male. E alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti di molti dolori” ha scritto l’apostolo Paolo nella sua prima lettera a Timoteo (6:10). Un pericolo anche per te e me. Facciamoci attenzione.
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