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Alti e bassi, nel regno di Giuda, che stava attraversando un periodo di terribile apostasia e infedeltà. Dopo il buon regno del re Ezechia, era salito al trono suo figlio Manasse che cominciò a regnare quando aveva 12 anni e trascinò il popolo nell’infedeltà totale. Riedificò gli altari degli idoli pagani, che suo padre aveva distrutti, offrì sacrifici a divinità crudeli e si diede anche all’astrologia e alla magia. Arrivò a offrire dei suoi figli in olocausto a divinità abominevoli.
Poi divenne re Amon, che fu malvagio quanto Manasse. Gli successe Giosia che fu un buon re, fedele a Dio, che riportò il popolo all’adorazione del vero Dio. Suo figlio Ioacaz, però, fu infedele e regnò solo per tre mesi. Gli successe Joiakim, infedele pure lui.
Alti e bassi che il profeta Geremia osservò dal punto di vista di Dio. Durante tutto il tempo in cui regnarono questi re, egli esortò il popolo a tornare a Dio, a non dimenicare le sue promesse e a tornare all’ubbidienza a Lui. Tutto inutile. Il giudizio piombò su Giuda quando il re Nabucodonosor conquistò Gerusalemme e portò gli Ebrei in Babilonia, dove rimasero per ben 70 anni.
Geremia, durante il regno di Joakim ebbe come segretario Baruc, un uomo fedele che lo seguì con coraggio e lealtà. Apparteneva a un’ottima famiglia e suo fratello, Seraia, stava alla corte del re, in qualità di economo.
Era pericoloso essere dei profeti in quel tempo ed era pericoloso anche essere loro amici. Il messaggio che annunciavano andava contro l’andazzo generale, non era gradito e avvertiva del giudizio imminente di Dio.
Durante il quarto anno del regno di Joiakim, Dio diede a Geremia questo ordine. “Prenditi un rotolo da scrivere e scrivi tutte le parole che ti ho dette contro Isaraele, contro Giuda e contro tutte le nazioni, dal giorno che cominciai a parlarti, cioè dal tempo di Giosia fino a oggi. Forse quelli della casa di Giuda, udendo tutto il male che io penso di fare loro, si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia e io perdonerò la loro iniquità e il loro peccato” (Geremia 36:2,3).
Allora Geremia chiamò Baruc e gli dettò tutte le parole che il Signore gli aveva dette. Poi gli disse di andarle a leggere nel tempio, durante il giorno del digiuno. “Forse, ascoltandole” disse, “si pentiranno e si convertiranno” (v.7). Ci volle del tempo per scrivere tutto. Finalmente, quando lo scritto fu completato, “Baruc fece tutto quello che gli aveva ordinato il profeta Geremia e lesse dal libro le parole del Signore” (v.8).
Un tale, di nome Micaia, udì quella lettura e andò a riferirle ai dignitari del re, riuniti in consiglio. Questi chiamarono Baruc e vollero udire con le loro orecchie quello che c’era nel libro. Poi gli chiesero: “Adesso dicci come hai scritto queste parole che hai lette”.
La risposta era semplice: “Geremia me le ha dettate e io le ho scritte, parola per parola”.
Quei dignitari gli diedero subito un consiglio: “Tu e Geremia andate a nasconderervi”.
Poi andarono dal re, gli riferirono le parole scritte nel libro. Il re Joiakim ordinò di portargli il rotolo. Se ne fece leggere una parte, prese un temperino e tagliò le prime tre colonne dello scritto e le gettò in un bracere, poi bruciò tutto il rotolo.
“Non lo fare, non lo bruciare” dissero alcuni. Ma il re non diede ascolto e ordinò di arrestare Geremia e Baruc. Ma quelli erano nascosti.
Allora Geremia disse a Baruc: “Prendi un altro rotolo e scrivi tutte le parole di prima”. In più aggiunse delle parole di condanna per Joiakim: “Così parla il Signore: «Tu hai bruciato quel rotolo... perciò così parla il Signore riguardo a Joiakim, re di Giuda. Egli non avrà nessuno che sieda sul trono di Davide, e il suo cadavere sarà gettatato fuori esposto al caldo del giorno e al gelo della notte. Io punirò lui e la sua discendenza»...” (vv.28-31).
“Geremia prese un altro rotolo e lo diede a Baruc, il segretario, il quale vi scrisse a dettatura di Geremia, tutte le parole che Joiakim aveva bruciato nel fuoco e vi furono aggiunte molte altre parole simili a quelle” (v.32). Un bel coraggio!
Gli avvenimenti, poi, precipitarono, Gerusalemme fu conquistata e il popolo fu deportato, ad eccezione di alcuni che rimasero nel paese devastato. Geremia e Baruc rimasero con loro e Geremia li esortò a non cercare di andare altrove. Il Signore glielo aveva chiaramente rivelato, ma quelli non lo ascoltarono. Anzi, trascinarono Geremia e Baruc in Egitto. Non si sa come si concluse la vita di Geremia, che indomabile, appena arrivato in Egitto profetizzò che quella nazione sarebbe stata vinta, soggiogata e distrutta da Nabucodonosor (43:8-13).
A Baruc Dio fece una bella promessa: “Tu cercherai grandi cose per te? Non le cercare! Perché ecco io farò venire del male su ogni carne. Ma a te darò la vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai” (45:5).
Baruc è stato un bell’esempio di coraggio e di fedeltà a Dio e di lealtà verso Geremia. Davanti a mille pericoli, calunnie e dolori rimase fermo. Fece esattamente quello che Dio gli ordinava e anche quello che Geremia gli diceva di fare. Proprio come deve fare un buon segretario.
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