Il matrimonio non è come pensavo: Che fare?

Volere o volare, dopo il fatale “sì”, la realtà ti viene addosso. Ed è venuta addosso a Massimo e Alessia. Stanno capendo che il matrimonio non è un fidanzamento. Non è una passeggiata tenendosi per mano. Non è un convegno evangelico in cui si canta e si prega e si fanno progetti e proponimenti. È una realtà che si deve vivere, una macchina che si deve far funzionare, una nuova situazione che si deve affrontare, ma non affondare.

La prima cosa, di cui per necessità e esperienza si sono capacitati, è che il matrimonio è composto da due peccatori. Nella lettera ai Romani sta scritto: “Tutti (dico: tutti) hanno peccato” e “in me cioè nella mia carne non abita alcun bene”. E Giacomo, nella sua epistola, afferma: “Tutti falliamo in molte cose”.

Massimo si rende conto che Alessia sbaglia e pecca, e Alessia vede che Massimo pecca, almeno sette volte al giorno come dice la Bibbia.

La matematica non è un’opinione . Un peccatore più una peccatrice fanno un grosso peccatore o due peccatori. E su questa realtà devono lavorare, dato che tutti e due sono egoisti e orgogliosi. Tutti e due pensano, pur essendo credenti, di essere nel giusto e che sia l’altro quello che deve cambiare.

Piano piano, si rendono conto che non vale la pena predicare all’altro. Perciò devono lavorare su se stessi. Non è una scoperta piacevole, ma se la vita cristiana deve essere un cammino lento e faticoso verso la perfezione e se il matrimonio è un impegno a considerare il coniuge più importante di noi stessi, c’è qualche provvedimento da prendere.

Piccole cose, ma Alessia comincia a passare lo straccio sul pavimento di cucina ogni sera e Massimo le svuota la lavastoviglie.

Poi, bisogna affrontare il fatto che ognuno è il prodotto della sua famiglia e il bagaglio che ognuno si porta appresso è più consistente di quello che si pensava. Massimo non assomiglia e non si comporta come il papà di Alessia e Alessia non fa il letto come la mamma di Massimo. Non hanno gli stessi gusti. Uno è sportivo e l’altro è no. A uno piace la vita metodica e l’altro prende le giornate alla “come viene viene”. A lui piace guardare “Quark” e le partite. Lei preferisce “Sereno variabile” Anche su quello, bisogna lavorare.

Fare ognuno come gli pare? Non funziona. I due trovano un compromesso. Due giorni in palestra per uno. E una passeggiata alla settimana per tutti e due. Sulla televisione cede una volta lei e una volta (o due?) lui.

A scriverlo, qusto processo, ci vogliono due frasi. A metterlo in pratica, ci vogliono molti mesi. Ma l’importante è riuscire.

Per la vita spirituale, hanno capito che non possono dipendere uno dall’altro. Devono imparare a funzionare indipendentemente, per certi versi e per altri no. Anche per questo c’è voluto un compromesso: faranno il loro raccoglimento separati e la sera si racconterano le loro scoperte e le loro riflessioni. Ci hanno preso un gusto matto. È uno dei momenti più belli della giornata.

Per la preghiera.... ve lo racconto la prossima volta.

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