A Roma c’era una volta l’abitudine di mettere in mano ai morti e ai moribondi un obolo per pagarsi l’ingresso in Paradiso (onestamente non so se ora si faccia ancora e se i romani siano diventati più avari o increduli). Certamente si dicono ancora Messe per aiutare i defunti a uscire dal Purgatorio e, fra qualche giorno, i cimiteri si popoleranno di parenti che portano fiori e accendono ceri, per dare una spinta ai cari estinti.
Sempre a Roma, sulla Scala Santa, in giro a Pasqua, la gente sale dolorosamente 27 gradini in ginocchio, pregando, per togliersi sette anni di purgatorio a ogni scalino.
Sentite poi questa: durante i lavori di restauro a un’antica abbazia irlandese è stata trovata in una tomba un’antica pergamena, chiusa in una cassetta che era stata deposta accanto alla salma. Sul documento si legge:
“Patrik, Priore del convento di Lifford, al nostro signore e amico San Pietro, portinaio di Dio onnipossente.
“Noi ti certifichiamo che è deceduto oggi stesso un certo servo di Dio, chiamato Daniel O’Rator, Conte di Croaghgorm. Ordiniamo di condurlo sensa indugi né ostacoli nel regno di Dio. Noi lo abbiamo assolto di tutti i suoi peccati e gli abbiamo concesso la nostra benedizione. Per conseguenza nulla osta a che sia lasciato passare. E affinché sia così gli abbiamo rilasciato la presente lettera di assoluzione, nel monastero di Lifford. Oggi, 30 luglio 1341”.
Nel 1341, la dottrina del purgatorio, assolutamente assente nelle pagine della Bibbia, era già stata definita dalla Chiesa Romana, ma non era diventata ancora dogma. Evidentemente non era tenuta in molta considerazione dal Priore del convento di Lifford, il quale però credeva, erroneamente, che Pietro fosse davvero incaricato di ammettere i defunti in cielo o di respingerli.
Lo ripeto: le religioni umane sono un disastro, perché danno false speranze e nessuna certezza. E questo è crudele, perché, come ad esempio il Cattolicesimo Romano, spesso sono un impasto di verità, di leggende, di tradizioni e di credenze animiste, che illudono le persone, le portano in perdizione e non insegnano la verità.
La verità del Vangelo e degli Apostoli è molto semplice: Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, è morto al loro posto sulla croce, è risuscitato e ora offre gratuitamente il dono della salvezza a chi crede in Lui e lo accoglie come Salvatore e Signore della sua vita.
Quando ha cominciato la sua predicazione sulla terra, Gesù ha detto: “Ravvedetevi e credete all’Evangelo”. Ravvedersi significa capire e di essere un peccatore perduto e sulla strada dell’inferno, di non avere speranza se non nella grazia di Dio. Credere in chi è e cosa ha fatto Gesù, affidarsi a Lui come unico Salvatore e fare sul serio ubbidendo all’evangelo.
Troppo semplice per essere vero? Pare che per molti lo sia e preferiscano un “vangelo fai da te” oppure l’appoggio della burocrazia ecclesiastica. Ma avranno delle brutte sorprese.
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