Scena al supermercato.GRAZIE, GRAZIE E GRAZIE ANCORA, cari amici e amici dei miei amici, che mi scrivete dei commenti così belli e incoraggianti. In molti siete giovani e non potete immaginare quanto mi fa bene vedere che, vecchia come sono, posso ancora essere utile a qualcuno. Grazie di nuovo. Vi voglio tanto bene. Ora torniamo alle cose serie.
Una mamma alla cassa, col carrello pieno, e un bambino sui tre o quattro anni con un pelouche in braccio che strilla come un’aquila: “Mamma, lo voglio!”
La mamma si guarda intorno fra lo smarrito, lo sconsolato e il disperato: “Ma caro, ne hai tanti a casa... Che te ne fai d’un altro?!”
“Ma questo non ce l’ho!”
“Ma pensi davvero di averne bisogno?”
“Sì, ne ho bisogno”.
La mamma dice alla cassiera: “Con questo non si ragiona!” e al bambino: “Mettilo nel carrello!”
Affare fatto e bambino soddisfatto. Mamma sconfitta per l’ennesima volta.
Posso immaginare il futuro fra dieci o dodici anni.
“Mamma, stasera esco. Andiamo in pizzeria, poi facciamo un salto al pub. Non ti preoccupare, vengo presto.”
“No, stasera non ci vai. Ieri hai fatto tardi e eri mezzo fatto. Stasera resti a studiare”.
“Ma fammi il piacere! Tu non mi comandi!”
Una porta che sbatte. Il rombo del motorino. Una mamma che scuote la testa e ripete: “Con questo non si ragiona!”.
Gli psicologi sono riusciti a far credere ai genitori che coi bambini piccoli bisogna ragionare, far loro capire che cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Il ragionamento li matura” dicono, “e tiene la comunicazione aperta”.
Invece il ragionamento non li matura da piccoli neppure per un momento. Non lo capiscono. O se lo capiscono, lo dimenticano, mentre la loro natura egoista e egocentrica vuole prende il sopravvento. Non possono capire che non si può avere tutto quello che si vede, non si possono mangiare solo patatine fritte e gelato (ne ho visto uno che per pranzo si è mangiato solo una ciotola di panna montata, imboccato da una nonna compiacente), e non si può andare a letto solo quando si casca dal sonno.
Quando sono piccoli, i bambini hanno bisogno di regole (poche!) precise, di orari decisi dai genitori e fatti osservare, di giornate gioiosamente strutturate, di pasti regolari, senza merendine e snack a ogni richiesta, concessi solo perché il bambino, passando in cucina vede il sacchettino giallo e rosso così invitante.
I bambini sono incredibilmente abitudinari e godono fare le cose a scadenze precise. Se sono lasciati a se stessi, finiscono per annoiarsi e assillarti con la voce lagnosa: “Non so cosa fare”.
Da piccoli devono anche imparare a ubbidire, senza discutere e senza ribattere sospirando: “Devo proprio farlo?”.
Si può spiegare, ed è giusto farlo, perché si dà un ordine, ma poi lo si fa eseguire, senza discussioni e ritardi. L’ubbidienza deve essere immediata. È troppo pericoloso permettere una disubbidienza abituale o un’ubbidienza dilazionata.
Se si lavora in questo senso, quando i figli sono piccoli, quando saranno adolescenti, non troveranno che certe proibizioni, le richieste di puntualità e i divieti di frequentare certi luoghi sono “novità” piovute da chissà quale cielo e da contestare e rifiutare. Saranno pronti a parlarne e non saltare subito alla conclusione che i genitori sono dei rimbambiti, arretrati e coatti.
Ne parliamo ancora.
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