La potenza di dieci carote

Mi pare che fosse Churchill che abbia detto che con certi popoli (non dico quali) ci si deve comportare come con gli asini, col bastone e la carota. Il bastone per farli rigare dritto e la carota per premiarli.

Non dico che i bambini siano asini, ma parlando del modo in cui allevarli e educarli, la volta scorsa ho parlato un po’ del bastone. Naturalmente l’ho fatto in maniera metaforica per evitare le ire degli psicologi e delle denunce al Telefono Azzurro. Ho anche accennato alle carote, cioè alle lodi, dicendo che per ogni sgridata ci vorrebbero dieci lodi.

Dubito che ci sia qualche madre o padre che sia arrivato a tanto, ma il principio è sacrosanto. I bambini hanno grande bisogno di essere lodati, spronati a far bene e premiati quando lo fanno. Non dovrebbero essere scoraggiati e mortificati.

Io ricordo una maestra che, da bambine, se non rispondevamo bene all’interrogazione, venivamo mandate al banco con l’appellativo di “lasagna e melensa”. Dato che eravamo nel Veneto, non conoscevamo troppo le lasagne e, in quanto alle melense, io personalmente pensavo che fossero delle mele un po’ insapori.

Ho apprezzato, invece, una maestra americana, che ho vista in azione nella sua classe.

“Chi ha scoperto l’America?” ha chiesto.

Molte mani si sono alzate.

“Dimmelo, tu, Jimmy”.

“George Washington!” rispose Jimmy.

“Jimmy, questo era un buon tentativo, ma puoi fare meglio. Chi vuole aiutare Jimmy?” ha chiesto la maestra.

Dopo altre numerose proposte, finalmente, è stato dato a Cristoforo Colombo l’onore che si meritava e Jimmy e altri bambini hanno imparato, senza essere stati scoraggiati o derisi, che né George Washington né Abramo Lincoln aveva scoperto l’America.

I bambini hanno bisogno di essere sostenuti con amore. Troppi genitori danno loro dei “buoni a niente” o degli “svogliati” o dei “cattivi” o dei “vivaci”. I bambini ci credono e si mettono a comportarsi secondo la loro reputazione. Ci pensiamo poco, ma i figli li formiamo più di quanto non ce ne rendiamo conto. Mio marito dice che ognuno si fa il suo letto e poi ci deve dormire dentro.

Se i nostri bambini fanno una cosa buona, lodiamoli. Se sbagliano, correggiamoli, ma senza mortificarli e soprattutto senza attaccare il loro carattere.

“Ma non rischiano di diventare orgogliosi, con tante lodi?” mi ha chiesto una mamma.

Era una buona osservazione, ma se le lodi sono giuste, fanno piacere a chiunque e incoraggiano a continuare. Come ho detto la volta scorsa, la Bibbia ordina di inculcare nel fanciullo la condotta che deve tenere. E la condotta buona deve essere premiata.

Premiata come? Con l’approvazione, un bacio, un abbraccio. Ci può essere anche una piccola ricompensa materiale, come una visita dal gelataio o una monetina, da accumulare con altre e messa ben in vista in un vasetto di vetro, in modo che si noti l’accumularsi dei soldi.

C’è chi non approva i premi, e dice che i bambini devono fare il bene perché è bene. Punto e basta. Io penso che, se anche Dio promette delle ricompense ai suoi figli per il loro servizio, i premi non devono essere poi una cosa così sbagliata. Fate voi! Soltanto non promettete cose troppo grandi e a troppa lunga scadenza e che non avete intenzione di dare.

Insieme alla condotta, i bambini, naturalmente, devono imparare il timore di Dio, cioè il concetto che c’è Qualcuno in cielo che li vede e li ama. Un Qualcuno che dice loro quello che dobbiamo fare e che deve essere ubbidito senza fare controproposte e chiedere dilazioni.

Quello che Dio dice è scritto nella Bibbia e la Bibbia deve essere letta con loro e applicata alla loro vita. Prima si comincia a farlo, meglio è.

Avete mai letto il mio libro “Piccoli e preziosi”? È basato su esperienze personali. Vi potrebbe essere utile. Chiedetemelo.

Nessun commento:

Posta un commento