Non me ne importa - 2

Maria Teresa, non pensavo che mi avresti risposto e io mi ero voluta sfogare. Non mi chiamo neppure Alina, ma volevo restare sconosciuta. Sono però triste e arrabbiata. Mio marito questa non me la doveva fare. Io sono credente da molti anni e lui ha accettato Gesù nel cuore prima di sposarmi. Tutto andava abbastanza bene, ma ora è andato via e veramente mi dispiace tanto di averlo perso. Sono arrabbiata e ferita. Hai ragione sull’età (come hai fatto a indovinare?)
Dimmi cosa devo fare. Aiutami per favore.

Cara Alina, Continuo a chiamarti così per amore della privacy. Io rispondo sempre alle amiche e provo sempre di trovare del tempo per loro. Mi chiedi anche come ho fatto a indovinare sulla vostra età. L’esperienza mi aiuta.

I mariti o se ne vanno poco dopo il matrimonio o sui 50. I primi perché sono delusi e si aspettavano chissà che cosa dal matrimonio e i secondi per la noia, la stanchezza di un rapporto piatto o la voglia di avventura.

Sia come sia, adesso pensiamo a te (o meglio, a voi).

Mi fa piacere che tu sia credente. Questo mi dà speranza. Hai il Signore dalla tua parte, e non è poco! Il credente ha una marcia in più, cioè la presenza in lui dello Spirito Santo, e ha una forza che gli altri non hanno. Spero che la marcia in più ce l’abbia anche tuo marito, anche se ho visto parecchie “conversioni prima del matrimonio” che erano fasulle e solo emotive. Ma non ho nessun motivo di pensare che non sia un credente. Anche i credenti possono prendere delle sbandate...

Ma, per ora, lavoriamo su te. Mi hai detto che le cose fra voi andavano abbastanza bene, e quell’abbastanza mi preoccupa. Vuol dire che non litigavate spesso e andavate avanti per forza di inerzia? Che, senza accorgervene, stavate navigando verso la “separazione in casa”? Succede.

È un pericolo di ogni matrimonio. Si va avanti, si accetta il tran tran, lavoro, casa, figli. Ci si vuole bene, ma piano piano ci si trova uno di qua e uno di là.

Bisogna farci attenzione.

Ma torniamo a te. Prima di tutto, vorrei che tu calmassi la tua rabbia. Quando si è su di giri, non si ragiona in modo razionale. E poi vorrei che tu pensassi seriamente se vorresti che tuo marito tornasse e perché. Poi, se vorresti che tornasse, che tu scrivessi la risposta a queste domande:

  1. Cosa mi manca di lui? Che cosa mi piaceva di lui? In che cosa lo ammiravo? Per che cosa mi sentivo al sicuro con lui?
  2. Perché vorrei che tornasse? Se tornasse che cosa gli prometterei di fare? Che cosa gli direi se si presentasse alla porta?
  3. Che cosa mi chiedeva e io non facevo? Cose piccole, e cose più serie. Tipo non lasciare le luci accese quando esci da una stanza, togliere i capelli dalla spazzola dopo che l’hai usata, essere disponibile quando faceva delle avances a letto, non lasciare il latte fuori dal frigorifero, e non parlare sempre dei parenti difficili.

Poi vorrei che tu gli scrivessi una lettera (non fare una telefonata!) senza recriminazioni, sgridate, lamenti e accuse, in cui metti le risposte a queste domande e gli chiedi di perdonarti per non avere preso abbastanza sul serio i suoi desideri e aver fatto troppo di testa tua in certe cose. Digli che saresti pronta a ricominciare e a perdonarlo. Non ti assicuro di nulla, ma ci proverei.

Fammi sapere.

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