Dio ha davvero creato le zanzare?

Questa era la domanda teologica di uno dei nostri gemelli quando erano piccoli. Doveva essere un bambino molto dolce, perché era sempre pieno di punture e le zanzare gli erano particolarmente affezionate.

La mia risposta è stata: “Non lo so, ma, in ogni modo, al principio probabilmente non erano cattive”.

Mentre vi scrivo ho una gamba gonfia proprio per una puntura di qualche animaletto volante, capace di torturare chi gli viene a tiro.

Ero andata nel nostro giardino, per cogliere dei fichi e ho sentito una fitta, come di un ago. C’era un puntino rosso. Niente di grave, mi sono detta, e ho continuato a cogliere fichi. Quanto sono dolci a questa stagione!

Tornata a casa, ho visto che il “puntino” si era allargato, era diventato duro e gonfio e bruciava come il fuoco. Non era una vespa che me lo aveva provocato, neppure un’ape e neppure un tafano, come ha diagnosticato una mia vicina.

Fatto sta che la notte scorsa non mi ha fatta dormire e oggi, ogni tanto, mi dà delle fitte che mi fanno saltare e impazzire. Tranquilli: non sto in punto di morte, non mi gratto e ci metto su ogni sorta di rimedi. L’alcool sembra farmi del bene. Piano piano, ci sono dei miglioramenti.

Adesso, da brava sorella esperta in studi biblici e applicazioni spirituali, passo alla predica.

Quel “puntino” diabolico, prodotto da una creatura malvagia, può assomigliare a una parola cattiva che dico e esce dal mio cuore malvagio. Le frecciatine, le parole acide le diciamo in famiglia, o le rivolgiamo a una persona che ci sta antipatica, o ci scappano o, addirittura, solo le pensiamo.

Al momento non sembra una cosa grave, ma poi il veleno comincia a fare il suo lavoro.

Fa del male a me e alle persone a cui l’abbiamo detta e non resta “puntino”. Si allarga, brucia e rode. Diventa l’oggetto della nostra attenzione. La curiamo coi rimedi soliti e diciamo: “Mi è scappata”, “non volevo fare del male, ma...”, “me l’hanno tirata fuori dalla bocca”, “non era poi così grave”, “non avevo intenzione di ferire..”.

Ma, tant’è, continua a bruciare e a fare male. Finché... non applichiamo l’unico rimedio: il perdono da chiedere o da dare. Il sollievo sarà immediato.

Nessuna zanzara, o vespa o animale diabolico volante verrà mai a chiedermi perdono. Perciò dovrò aspettare pazientemente che il loro veleno finisca di fare il suo lavoro nella mia gamba.
Ma se la puntura è una parola cattiva o un pensiero cattivo o uno sgarbo mio, il rimedio è subito da applicare. Basta ammettere lo sbaglio e dire: “Mi dispiace, ho sbagliato. Perdonami.” Oppure: “Ti perdono”.

Dimenticavo: lo schema del possibile studio biblico è il seguente:
  1. Prevenire la cattiveria pregando (per le zanzare vere consiglio di tenere a portata di mano l’AUTAN!),
  2. Proteggersi, usando la guardia che Dio è pronto a mettere davanti alla nostra bocca,
  3. Perdonare e chiedere perdono, se abbiamo sbagliato!
Non sono affatto amica delle allitterazioni (anche se il bellissimo Salmo 119 lo è), che mi sembrano artificiali e bellurie letterarie (come le chiamava il mio vecchio professore d’italiano), ma questa volta mi è venuta. Perdonatemi (e dagliela con le P!). Alla P-rossima!

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