Ci vuole un miracolo, adesso!

Mi fermerà solo una pallottola o la prigione, aveva detto Levi uscendo da casa del suo migliore amico... Ascoltate cosa lo ha fermato (i corsivi sono miei, lo avete capito, ormai?)

Sono andato via dalla casa del mio amico e quando sono arrivato nella mia stanza, per qualche ragione, ho cominciato a pensare a mio fratello Jesse, che ha un tumore al cervello (ora sotto controllo, ma sempre latente) e a quanto ero stato cattivo con lui durante gli anni in cui siamo vissuti sotto lo stesso tetto. Ho pensato a tutte le operazioni che ha subito e a tutto il dolore che ha sentito in quella povera testa, e mi sono messo a piangere perché non gli avevo parlato per mesi e mesi. Ho pensato a mia mamma che non lo aveva lasciato un momento nell’ospedale, e gli era stato vicino in quei periodi così brutti all’ospedale.

Ho cominciato a pensare che avevo trattato tutta la mia famiglia come se fosse stata di cacca, a come non avevo mai telefonato per dire “ciao”, senza mai occuparmi di come stavano. Ho pensato alla mia vita e a quello che stavo facendo e a cosa mi poteva succedere. E a quanto ero egoista e che vita da cane stavo facendo.

Sono andato in camera e ho preso in mano la Bibbia, che mio padre mi aveva comprata molti anni prima e ho detto: “Dio, ci vuole un miracolo adesso. Non so cosa devo fare!”.

Con gli occhi chiusi, ho aperto la Bbbia a caso e ho puntato il dito sulla pagina e ho letto in inglese (per una volta ha funzionato!) nel Vangelo di Giovanni 11:4: “Gesù udito ciò, disse: «Questa malattia non è a morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figliolo di Dio sia glorificato»”.

Quando ho letto quelle parole ho cominciato a piangere a dirotto. Non mi potevo controllare. Era il miracolo che avevo chiesto. Io ero malato, non avevo la tosse o l’influenza, ma ero malato nel mio stile di vita. Leggendo che era “per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio fosse glorificato”, ho pensato che forse tutte le cose che avevo vissuto e i peccati che avevo fatto, potevano essere usati come testimonianza agli altri, compresi gli “amici” che avevo. Quel versetto della Bibbia mi diceva una cosa chiara che io capivo che si applicava direttamente a me. Ho accolto Gesù nella mia vita e mi sono arreso a Lui. Era il 20 maggio 2008, alle 3 di notte.

Piangevo di gioia e vi assicuro che ho consumato una scatola di fazzoletti di carta. Garantito.

Quando, a 5 anni, ho pregato Gesù dicendo che non volevo andare all’inferno non avevo idea dell’eternità. Ora capivo che per me ci sarebbe stata l’eternità all’inferno, ma che ero diventato davvero un credente.

Lo dovevo dire a tutti. Lo dico adesso a voi, ma la storia non finisce qui. Finirà alla prossima puntata!

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