La Luce

Molti anni fa, ho ascoltato la testimonianza di un missionario che era stato prigioniero dei Giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, e confinato in una cella totalmente buia per alcune settimane. All’inizio ha creduto di impazzire e ha gridato, rivolgendosi a Gesù: “Tu hai sofferto terribilmente qui sulla terra, ma in un buio come questo non ti ci sei mai trovato! Fai qualcosa e tirami fuori da quì!”.

Poco dopo gli è sembrato che una voce tranquilla, la voce di Gesù, gli dicesse: “Anch’io sono stato al buio. Per nove mesi nell’utero di Maria. Ti capisco”.

Quel pensiero gli ha infuso un’incredibile pace. Gesù aveva provato anche Lui il buio e, forse, la claustrofobia. Perciò sapeva come aiutarlo.

Per il Signore Gesù, il Figlio di Dio, il processo dell’incarnazione, nel ventre di Maria, deve essere stato davvero un sacrificio terribile, a cui pensiamo poco. Lui che ha dichiarato di essere “la luce del mondo” e che viveva in “una luce inaccessibile” nella perfezione del cielo (1 Timoteo 6:16), ha accettato di svilupparsi come un qualsiasi neonato e di rimanere rinchiuso al buio pesto per amore nostro.

Deve essere stato molto peggio che camminare nelle strade piene di sassi della Palestina, sentire la puzza delle fogne a cielo aperto , essere circondato da nugoli di mosche, stare accanto a gente che puzzava di sudore, dormire dove capitava e non avere un luogo che poteva chiamare suo, essere disprezzato e avere fame e sete.

Deve essere stato meglio solo della consapevolezza che una morte terribile sulla croce lo aspettava per fare l’espiazione dei peccati di tutta l’umanità e poi subirla e essere separato da suo Padre.

In questa stagione si parla molto del Bambino roseo e paffutello, cullato dalla mamma, riscaldato dal calore degli animali. E con gli angeli che cantano “gloria a Dio”. Un quadretto carino e oleografico, ma ben poco realistico.

Vi faccio una proposta: leggete, in questi giorni, in famiglia il racconto scarno della nascita di Gesù nel Vangelo di Luca (2:1-7) e fatelo seguire dalla descrizione dell’incarnazione descritta da San Paolo nella sua lettera ai Filippesi, capitolo 2.

Non sapete dove trovarlo nella Bibbia? Allora, leggiamolo insieme.

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale essendo in forma di Dio, non considerò una cosa da trattenere con avidità l’essere uguale a Dio, ma annullò se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte , e alla morte della croce. Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre”.
E poi, se non lo avete mai fatto prima, ringraziate Dio per il dono ineffabile della sua salvezza.

Sarà per voi, il primo vero Natale.

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