Eccomi a voi! Grazie a chi mi ha contattata

Vi ho detto che vi avrei raccontato come mi sono innamorata del Vangelo. In una famiglia evangelica ci sono nata, ma come si nasce non ha molta importanza. Nessuno nasce cristiano e non lo diventa perché qualcuno lo decide per lui.

I miei genitori andavano alla chiesa evangelica ogni domenica e io andavo con loro, naturalmente. Nella chiesa evangelica non ci sono preti e la messa noi la chiamiamo culto. Consiste nel cantare dei canti che parlano e lodano Dio, di preghiere in cui si parla con Dio spontaneamente. Poi c’è una spiegazione del vangelo fatta da uno che lo ha letto e studiato. In alcune chiese lo chiamano “pastore”, in altre “anziano”, in altre “responsabile”.

Io andavo al culto, ma non mi importava molto di quello che succedeva e non ascoltavo molto la predica. Mi ero fatta un’idea molto stupida (adesso lo capisco, ma allora no): pensavo che uno nasceva con la tendenza a essere religioso e un altro no. Io non pensavo di essere un tipo religioso.

C’erano mille altre cose che mi interessavano: mi piaceva studiare, leggere, ascoltare la musica, fare camminate sulle colline genovesi o delle grandi nuotate d’estate. Tutto andava bene.
Quando ero alle superiori, è scoppiata la seconda guerra mondiale.

A Genova sono cominciati i bombardamenti di notte. E le bombe cadevano dove capitava. Una ha preso anche l’angolo del palazzo in cui abitavo, ma il nostro appartamento non è stato danneggato. Sono solo andati in frantumi i vetri delle finestre.

La guerra è una cosa strana: ci si abitua. Come vediamo oggi in TV in Iraq e i Afghanistan. Può saltare tutto in aria, ma la vita va avanti e si fanno le cose a cui si è abituati... Di giorno andavo a scuola, di notte, se suonavano le sirene dell’allarme, si scendeva nel rifugio. Sembrava una grossa avventura e Mussolini diceva che sarebbe finita presto. Con una grande vittoria, naturalmente.
Via via, le cose diventavano più serie. Più bombe, più morti (anche qualche mio compagno di scuola). Un paio di professori ebrei sono spariti e non sono più tornati dal campo di sterminio.
E io ho cominciato a avere molta paura di morire. Se c’è Dio e se devo rendere conto a Lui della mia vita, cosa gli racconto? Mi dicevo.

Non volevo troppo confidarmi coi miei genitori e mi tenevo la mia paura. Questo è durato parecchi mesi, finché non ne ho potuto più e ho fatto una specie di preghiera e ho detto: “Dio, se ci sei, fai qualcosa, perché io avanti così non vado! Sono a pezzi.”

Non è successo niente di eclatante, ma sono sicura che Dio mi ha risposto, dandomi un’idea.
Sapete, allora, pensavo che Dio fosse un tipo lontano che non si occupava della gente. A scuola era chiamato Essere perfettissimo, Ente supremo, Creatore e Signore, ma non ci spiegavano mai, neppure il professore di religione, com’era, cosa faceva e cosa voleva. Ora so che non è così. È un Dio personale che si occupa di me, mi vuol bene, si occupa dei miei problemi e mi risponde.Adesso volete sapere come mi ha risposto quando gli ho fatto quella preghiera disperata. Ve lo dico la prossima volta.
Ciao!

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