Dio chiede l’impossibile?

Da certi comandi scritti nella Bibbia si direbbe di sì. Per esempio: “Siate santi, perché io sono santo” (1 Pietro 1:16). “Siate imitatori di Dio, come figli amati, camminate nell’amore come Cristo…” (Efesini 5:1,2). 

“Santi… imitatori di Dio… camminate come Cristo...” Scherziamo? Come è possibile? 

Prima di voltare pagina, aspettate! 

Se fossero comandi dati a creature umane, fragili e peccatrici, sarebbero davvero comandi assurdi. Ma dato che sono comandi dati a credenti, rigenerati dallo Spirito Santo, la cosa, in certo modo, si ridimensiona e diventa comprensibile. 

I livelli che Dio mette davanti a suoi figli sono altissimi, ma Lui ci spiega anche come capirli e come affrontarli. 

Egli ci dice che, in quanto credenti in Cristo e salvati per la sua grazia, abbiamo spiritualmente tutto in Lui. Oggi siamo già salvati, redenti, addirittura seduti nei luoghi celesti. Questa è la nostra posizione di figli di Dio! È quella che godremo completamente e perfettamente un giorno, quando saremo con Lui in cielo. 

Mentre siamo ancora su questa terra e viviamo la nostra vita di credenti in un corpo fallibile, Egli ci spiega gentilmente che siamo in cammino verso la perfezione. Viviamo quella che la Bibbia chiama la via della santificazione (tre passi avanti e due indietro, come ha detto un predicatore!) e il Signore promette di fare la strada con noi, accompagnandoci in ogni passo. Fino alla fine. 

Perciò quello che sembra un obiettivo impossibile, per mezzo di Lui, diventa realizzabile e possibile anche oggi. 

Diventa possibile perfino la cosa “impossibile” che la Parola di Dio ci propone oggi, nella serie di raccomandazioni dell’Apostolo Paolo ai credenti di Roma: “Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite” (Romani 12:14). Che comando! 

Paolo ha scritto queste parole ai credenti del suo tempo, mentre infuriava la persecuzione contro i cristiani, ai quali ogni giorno era regalato e per i quali ogni momento era pericoloso. Come poteva Dio chiedere che i suoi figli benedicessero i loro persecutori? 

In realtà, non chiedeva una cosa nuova. Gesù l’aveva già ordinato al principio del suo ministero terreno: “Voi avete udito che fu detto: «Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico». Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5:44). E, alla fine del suo ministero, sulla croce, Lui stesso l’aveva praticato e dimostrato chiedendo a suo Padre di perdonare coloro che lo uccidevano (Luca 23:34). 

 Dopo di Lui, i suoi discepoli avevano continuato a praticare il perdono. A cominciare da Stefano, il primo martire (Atti degli Apostoli 7:60), per finire a Paolo (2 Timoteo 4:16). Due meravigliosi esempi! 

Noi dobbiamo fare lo stesso. Non dobbiamo arrabbiarci con chi ci fa dei torti, ma dobbiamo piuttosto pregare per loro e “benedirli” col nostro perdono. Il perdono è ordinato da Dio per il nostro bene e non necessariamente per il bene di chi ci ha offesi o danneggiati. 

Perdonare ci fa del bene. Ci toglie il desiderio di vendetta. Ci spinge ad avere compassione verso chi ci ha fatto del male. Intenerisce e ammorbidisce il nostro cuore. Scioglie quel groppo di rabbia che ci pesa e ci fa stare tanto male. 

Il perdono è la medicina che guarisce (e guarirebbe se fosse più praticato) mille screzi nelle famiglie, nelle chiese, nelle comunità. E ci permetterebbe anche di “benedire” chi ci ha offeso con le nostre preghiere per il loro ravvedimento e, forse, ammorbidimento. 

Lo trovate ancora impossibile? Allora ascoltate le parole solenni di Gesù e prendete dei provvedimenti: “Se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Matteo 6:15). A buon intenditor…

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