Andare d’accordo si può (se si vuole)

Continuiamo a esaminare la lista di raccomandazioni di Paolo. Oggi ci dice: “Abbiate tra voi uno stesso sentimento” (Romani 12:16). In altre parole, “vivete in pace”.

Dalle lettere che scrivevano gli apostoli alle chiese si capisce che in molte, se non in tutte, c’era maretta.

A Roma c’erano alcuni dissensi, a Corinto il disordine la faceva da padrone, in Galazia si litigava fra giudaizzanti e non, a Filippi due donne, impegnate nella chiesa, litigavano. Nelle chiese che curava Giacomo si facevano differenze di classe e in quelle curate da Pietro si infiltravano dei falsi insegnanti. Gli apostoli esortavano a vivere in pace, a amarsi, a sopportarsi.

Oggi i credenti vivono sempre in armonia e la pace regna nelle chiese? No. Si litiga su cose da niente, ci si impunta su particolari di poco valore, sul versetto da esporre dietro al pulpito e sulla forma e la conduzione del Culto. Si criticano gli anziani e si obbietta sul modo in cui le offerte vengono impiegate.

Perché? L’Apostolo Paolo lo ha detto molto chiaramente ai credenti di Corinto chiamandoli “carnali”, cioè persone che volevano prevalere sugli altri e imporre a tutti i costi le loro idee. Gente che non si comportava secondo la Parola di Dio, fissandosi non su questioni di dottrina, ma su abitudini e tradizioni.

Purtroppo, litigare è più facile che andare d’accordo. Siamo più pronti a ascoltare il nostro orgoglio e la nostra ostinazione (magari rivestendola di parole pie), che a fare appello al buon senso e all’importanza di vivere in pace.

Giacomo, il fratello di Gesù, ha usato parole fortissime a questo proposito: “Se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la saggezza che scende dall’alto; ma è terrena, naturale, diabolica. Infatti dove c’è invidia e contesa, c’è disordine e ogni cattiva azione” (1:14-16). Quanto è facile sentirsi offesi, turbati, incapaci di ammettere almeno una parte del torto, senza tenere conto del punto di vista dell’altro!

Giacomo continua: “La saggezza che viene dall’alto anzitutto è pura (onesta, limpida), poi pacifica (cerca la pace), mite (non si scalda), conciliante (cerca un accordo), piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale (non partigiana), senza ipocrisia (sincera). Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano alla pace” (v. 17). Cerchiamo di ascoltarlo!

Per concludere, come si può trovare l’accordo o per lo meno cercare di raggiungerlo, nella pratica?
  • Si impara a ascoltare l’altro senza preconcetti e senza interromperlo. 
  • Si espone gentilmente il proprio punto di vista. 
  • Si pesano le due posizioni. 
  • Si cerca, se c’è, un punto di intesa e un accordo. 
  • Si chiede perdono, se si è causato il malinteso o se si è agito poco saviamente. 
  • Si concede il perdono. 
  • Si chiede, eventualmente, anche l’opinione di qualcuno che sia spirituale, maturo, capace di vedere i vari punti di vista e non sia partigiano. 
  • A volte, purtroppo si dovrà decidere che non si va d’accordo, ma che non si continuerà a tornare sull’argomento e non se ne farà un motivo di contesa. 

Difficile? Sì. Impossibile? No.
.

Nessun commento:

Posta un commento