“Zelo”, una brutta parola?



Quando ero bambina, ogni tanto mia mamma riceveva la visita di una signora piuttosto brutta, pallidino-giallastra, che parlava nel naso. Ho chiesto chi fosse e la risposta fu che era una “zelatrice” della parrocchia.

Per principio, io non chiedevo spiegazioni e cercavo di trovarle a modo mio, spesso sbagliando. Per cui, decisi che lo zelo doveva essere una cosa brutta e spiacevole, perché la signora “zelatrice” mi stava fortemente antipatica.

Tempo dopo, sono andata a consultare il Dizionario e ho scoperto che lo zelo è, invece, una cosa buona, una grande passione, un impegno e un desiderio costante di fare conoscere qualcosa a cui si tiene molto, cercando anche di convincere della bontà e della giustizia delle proprie idee.

Naturalmente, come tutte le cose portate all’eccesso, lo zelo può diventare antipatico, insistente e spiacevole. L’Apostolo Paolo ne aveva troppo per l’ebraismo e lo riversava sui cristiani, perseguitandoli, facendo loro del male, buttandoli in prigione e perfino approvandone l’uccisione.

Divenuto credente, il suo zelo fu trasformato in passione nel predicare il vangelo, nel desiderio bruciante di testimoniare in tutto l’Impero romano della salvezza per fede offerta gratuitamente a tutti. La sua esortazione ai credenti di Roma è: “Quanto allo zelo non siate pigri” (Romani 12:11).

All’inizio del suo ministero terreno, anche Gesù, mosso da grande zelo per la casa di Dio, si fece una frusta con delle cordicelle e scacciò dal cortile del tempio i venditori di animali destinati ai sacrifici, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e dei mercanti e fece una bella piazza pulita di coloro che contaminavano la casa di suo padre (Giovanni 2:13-22). Poco prima della sua crocifissione, tre anni dopo (Marco 11:15-18), rifece lo stesso gesto.

Egli fu zelante nella preghiera, nel servire, nel predicare, nel guarire, nell’insegnare.

Lo zelo non è una botta di entusiasmo che ti spinge a partecipare a una campagna di evangelizazione, che ti fa fare volontariato in un centro per drogati per un periodo o ti convince a dare una certa somma di denaro per scavare dei pozzi nel Benin. Lo zelo è uno stato d’animo che ti spinge a impegnarti con costanza in un progetto. E quando hai finito quel progetto ne inizi un altro e poi un altro. E ogni giorno ne sei entusiasta e convinto come nel primo giorno in cui lo hai cominciato.

Perché lo zelo non è un’iniezione di energia momentanea, ma una fiamma che arde costante e continua, senza spegnersi o affievolirsi. Nell’osservare Gesù, i suoi discepoli si ricordarono delle parole di un Salmo che dice: “Lo zelo per la tua casa mi consuma” e cercarono di imitarlo. Fino alla morte.
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