Durante la seconda guerra mondiale queste parole erano
scritte un po’ dappertutto. Nelle sale d’aspetto delle stazioni. Negli uffici.
Nelle scuole. Nei luoghi frequentati da estranei.
C’erano molte spie nascoste e bisognava fare attenzione a
non lasciarsi sfuggire informazioni che avrebbero favorito attacchi,
bombardamenti e attentati.
Oggi, grazie a Dio, da noi non ci sono guerre e attacchi
aerei e dei cartelli con scritte simili farebbero ridere. Ma fare attenzione a
quello che si dice e si fa è ancora molto importante.
Mio marito e io, qualche giorno fa, eravamo nell’aeroporto
di Zurigo, in attesa di imbarcarci sull’aereo che ci avrebbe riportati a Roma.
Avevamo passato dei giorni magnifici a casa di nostra figlia e in compagnia di altri
due figli, nuore e sette nipoti. La cosa che non ci succede spesso, dato che
siamo tutti un po’ sparpagliati in due continenti.
“Ma voi siete Guglielmo e Maria Teresa Standridge?” ha detto
una voce giovanile.
Una coppia si è avvicinata.
“Sì, e voi chi siete, per favore?” ho risposto.
I due si sono presentati e ci hanno spiegato che andavano a
Palermo dopo avere visitato i loro parenti in Svizzera.
“Anche noi abbiamo passato le feste qui con alcuni figli e
ora andiamo a casa” abbiamo risposto. “Ma come mai ci conoscete?”
“Dai vostri libri, dalla VOCE del VANGELO, e dalle vostre
foto sulle pubblicazioni”.
È venuto fuori, addirittura, che io ero stata ospite della
mamma della ragazza molti anni prima, quando lei era solo una bambina.
È stato bellissimo scambiarci alcune notizie, prima di
prendere l’aereo. La famiglia dei credenti è magnifica e, dopo pochi momenti
che si sta insieme e esserci scambiati poche informazioni, sembra di esserci
conosciuti da sempre. Si trova anche che si hanno degli amici comuni. (Fra
parentesi, in una chiesa in Svizzera, pochi giorni prima avevamo incontrato due
donne che avevano lavorato almeno vent’anni fa a Roma e che avevamo conosciute
e… dimenticate!)
Non è la prima volta che degli “sconosciuti” ci avvicinano e
ci scoprono in posti dove non
penseremmo mai di essere riconosciuti, anche se non siamo né importanti né
figure di spicco.
Con mio marito, ci siamo detti:
“Dobbiamo proprio comportarci al meglio in ogni posto. C’è sempre qualcuno che
ci sgama!”.
È strano: se sappiamo che
qualcuno ci può riconoscere, facciamo attenzione a dove andiamo e a quello che
diciamo. Ci teniamo alla nostra testimonianza!
Ma non ricordiamo sempre che c’è
Uno che sta ogni momento al nostro fianco e tiene nota di tutto: il Signore.
Egli sente le nostre parole buone
e quelle cattive, le critiche e le lodi e legge nel più profondo del nostro
intimo. È un pensiero che dovrebbe aiutarci a stare in campana. Ma, soprattutto
a chiedergli molto più spesso perdono.
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