Quando i figli erano ancora a casa abbiamo cercato di
mangiare insieme almeno un pasto al giorno. Mio marito e io eravamo convinti
che fosse importante non perdere questa buona abitudine.
Non è stato sempre facile, ma abbiamo deciso che il pasto di
mezzogiorno (o dell’una o delle due!) ci avrebbe trovati riuniti. Perciò
abbiamo detto ai figli di non prendere impegni per quell’ora e anche noi
genitori abbiamo fatto lo stesso.
Così abbiamo aspettato che tutti i figli fossero presenti
per metterci a tavola. Chi arrivava prima si metteva a fare i compiti, mentre mia
figlia mi aiutava in cucina (spesso era una vera mano santa!), dato che anch’io
avevo impegni all’ufficio della VOCE del VANGELO e arrivavo a casa col fiatone.
Durante il pasto la TV restava spenta (posso ricordare solo
qualche strappo in occasioni ultraspeciali, come le Olimpiadi o alcune catastrofi
mondiali).
Cercavamo di non usare il tempo del pasto per fare sgridate
o commenti su letti che avrebbero potuto essere fatti meglio o roba lasciata
troppo in giro e di non parlare di prof e di voti. Certi tasti è meglio
toccarli in altri momenti. Incoraggiavamo piuttosto i figli a raccontare quello
che avevano fatto visto e sentito a scuola e cercavamo di ridere delle battute
dell’ineffabile “Pierino” che allora andava alla grande. A volte si parlava
pure di politica o di cose studiate di recente e, dato che erano gli anni
’60-70, c’era un bel po’ da commentare (con quello che succede oggi e si vede
in TV, i commenti sarebbero gli stessi!).
Alla fine del pasto, leggevamo la Bibbia e pregavamo insieme. Allora si parlava al
Signore anche dei compagni un po’ bulletti e della prof troppo esigente. Erano
momenti importanti.
Siamo sempre riusciti nel nostro intento di mangiare
insieme? In generale, direi di sì.
I figli a volte sbuffavano un poco, perché pensavano
ai compiti da fare o alla partita di pallacanestro. Ma oggi ricordano quei
momenti insieme con piacere.
Mi rendo conto che per riuscire nel nostro intento
di stare insieme almeno per un pasto al giorno ci sono voluti deteminazione,
pianificazione e disciplina. Ma ne è valsa la pena.
Mi rendo conto anche che la vita oggi è molto
cambiata e anche gli orari. Papà e mamma spesso lavorano tutti e due, gli
uffici hanno turni diversi, le attività extra-scolastiche e perfino quelle della
chiesa tendono a separare le famiglie. Si vive un po’ a scappa e fuggi.
Però un piccolo sforzo, almeno tre o quattro volte
alla settimana si potrebbe fare.
Altrimenti si rischia che la casa non sia più una
“casa”, e diventi una specie di recapito in cui si va a dormire o in cui il
postino mette la posta.
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