Il cristiano, nel suo cammino verso il cielo, cambia mentalità e atteggiamenti. Lo abbiamo detto e ribadito.
Ora l’Apostolo Pietro, nel secondo capitolo della sua prima epistola, ci spiega come dobbiamo camminare verso la mèta: non con gli occhi bendati e la testa fra le nuvole, ma coi piedi ben saldi per non inciampare.
Dobbiamo badare alla strada con le sue insidie, a chi ci accompagna e con chi facciamo compagnia e come trattiamo i nostri compagni di viaggio.
“Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini... a avere una buona condotta fra i pagani, affiché quando sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre buone opere...” (1 Pietro 2: 11,12).
La strada su cui camminiamo è molto popolata. C’è tanta gente che ci guarda e sta col fucile spianato per coglierci in fallo. È ostile e nemica. Al nostro minimo sgarro trova un’occasione per criticarci e accusarci. Dobbiamo fare attenzione.
Lungo la strada, ci sono carabinieri, poliziotti e uomini di legge. Dobbiamo rispettarli e ubbidire ai loro ordini, anche se, a volte, è difficile (vv. 13,14). “Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re” (anche se si chiama Nerone o qualcosa di simile) (v. 17).
Se siamo servi o impiegati, dobbiamo rispettare i nostri padroni o datori di lavoro, lavorare sempre con cura e impegno, sia che ci osservino o guardino da un’altra parte, sia che ci trattino bene o male (vv. 18-20) .
Naturalmente dobbiamo trattare con giustizia e amore chi ci serve, se i datori di lavoro siamo noi. In questo passo Pietro non ne parla, ma la Bibbia lo ordina. (Colossesi 4:1).
Se siamo mogli dobbiamo fare del bene a nostro marito, sia che lo meriti o no (3:1-5). Se siamo mariti, dobbiamo trattare le nostre mogli con gentilezza, tenendo conto della loro fragilità (v. 7).
Dobbiamo andare d’accordo con chi ci è vicino, non vendicarci se riceviamo dei torti, dire sempre cose buone a chi dice male di noi (vv. 8-13).
E se succedesse che dobbiamo soffrire, anche questo sarà permesso da Dio per il nostro bene (v. 17).
Mentre camminiamo, dobiamo ricordare di testimoniare della nostra fede con gentilezza, rispetto e senza prepotenza (vv. 14- 16).
A questo punto noi “pellegrini” potremmo obiettare: “Ma se siamo in viaggio verso il cielo, se la nostra mèta è sicura, a cosa serve badare tanto alla condotta? Camminiamo e basta, vada come vada, basta arrivare!”.
“Eh no!” risponde Pietro. “Il vostro modo di camminare è importantissimo e la vostra buona condotta ha uno scopo: chi parla male di voi, ma vede che siete gente a modo e onesta, un giorno o l’altro, quando il Signore li “visiterà” (come, non lo sappiamo!), daranno gloria a Dio” (2:12).
“Se siete buoni cittadini, nessuno potrà dire male di voi e accusarvi giustamente” (2:15).
“Se siete maltrattati dai vostri datori di lavoro, anche se state lavorando bene, assomiglierete a Cristo, che ha sopportato ogni tipo di ingiustizia, ma ha confidato nella giustizia di suo Padre” (2: 21-24).
“Se siete mogli fedeli, ubbidienti e pacifiche, anche i vostri mariti non credenti o difficili, lo vedranno, ne rimarranno impressionati e saranno attratti a Cristo” (3:2).
E voi mariti, fate attenzione! Se non trattate con gentilezza le vostre mogli, le vostre preghiere arriveranno solo al soffitto di casa vostra, ma non piaceranno a Dio! (3:7).
La nostra condotta di “pellegrini” è dunque importantissima. È osservata. Non sempre è imitata, ma è sempre in se stessa una predicazione che Dio usa e nota.
Pensiamoci.
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