Il tempo stringe!


Speriamo di no!... Ma fammi il piacere... È da mo’ che lo dicono, ma non è mai successo... Magari! Ci risolverebbe tutti i problemi!

Quando si parla con le persone del ritorno del Signore e del fatto che la salvezza è offerta ancora a tutti gratuitamente, ma non lo sarà per sempre, le reazioni sono diverse: speranza, incredulità, indifferenza, sarcasmo.

È vero. Sono 2000 anni che la Bibbia dice che Gesù deve tornare e non è ancora successo. Ma gli avvertimenti del Signore non sono spauracchi per farci stare buoni e bravi. Sono verità.

L’Apostolo Pietro, nella sua seconda lettera, ci dice chiaramente la ragione di quello che sembra un ritardo da non prendere troppo sul serio, in ogni modo. “Carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni (infatti, per Dio il tempo non esiste!) e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. Il giorno del Signore verrà come un ladro...” (3:8-10). Si tratta, perciò, non di un ritardo, ma della pazienza del Signore, in modo da dare ancora a molti la possibilità di ravvedersi e di credere al Vangelo.

E qui entriamo noi con la nostra responsablità di cogliere l’occasione di parlare a amici e parenti e vicini del dono della salvezza finché hanno ancora la possibilità di accettarlo.

“Ma la gente non vuole ascoltare!” dite.

È possibile, ma il Signore, in ogni modo, dà a te l’ordine di avvertire del giudizio che si avvicina, dicendoti di parlare “sia che ti ascoltino o non ti ascoltino”, come disse, già secoli fa, al profeta Ezechiele che era un po’ reticente.

“Ma gliene ho parlato tante volte!” obbiettate.

E chi ti dice che la prossima volta non sia la volta buona?

“E se mi trattano male?”

La parola d’incoraggiamento ti viene da S. Pietro: “Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomenti la paura che incutono e non vi agitate; ma glorifiacte il Cristo nei vostri cuori. Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi... Fatelo con mansuetdine e rispetto”.

“Sono troppo timido...” insisti.

Se non hai il coraggio di parlare, un buon foglietto di evangelizzazione parlerà per te. Portane sempre alcuni in tasca o in borsa e offrilo con un bel sorriso.

“Non ne ho...”

Ne abbiamo a disposizione di molto buoni. Chiedili al nostri ufficio. (Clicca QUI per vederne alcuni).

“E se li buttano?”

Forse un altro li raccatterà. A Milano, conosco una famiglia convertita a Cristo e il suo primo approccio col Vangelo è venuto per mezzo del libretto “D’amore si muore” che la madre ha trovato attaccato al fondo del cestino, appiccicato a un pezzo di gomma da masticare. 

Insomma, vedi bene che le tue scuse fanno acqua da tutte le parti. Cogli, piuttosto, ogni occasione possibile per seminare la Parola di Dio.

Non cercare solo di essere gentile e non limitarti a dire a qualcuno che “Dio ti ama”. Una frase così suona bene, ma non dice niente di specifico. Dona qualcosa di più preciso e completo, che aiuti la persona a capire che è un peccatore e che ha bisogno della salvezza.
 
Fallo oggi e non aspettare domani. Il giorno del Signore verrà come un ladro. Né tu né io sappiamo fino a quando durerà la pazienza del Signore. Anche per Lui, la pazienza ha un limite.
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