Qualcuno mi guarda! (Vivere bene 3)


“Oggi intendo rivelarvi il segreto per vivere una vita buona, equilibrata e efficace e soprattutto degna di chi afferma di appartenere alla famiglia di Dio” ha annunciato, anni fa, uno psicologo credente all’inizio di una sessione, durante un convegno a cui mio marito e io partecipavamo.

Ci siamo preparati a ascoltarlo come un oracolo, pensando che ci avrebbe rivelato chi sa che cosa. Il suo segreto era racchiuso in una frase molto semplice: “Se non è giusto, non lo fate”. Tutto lì?! Sì, tutto lì. Ma quanta sapienza conteneva!

Il versetto su cui ha basato tutto il suo ragionamento era: “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui” (Colossesi 3:17).

Per fare qualcosa “nel nome” di qualcuno, bisogna essere stati investiti dell’autorità di uno, maggiore di noi, che ci ha affidato un incarico, un mandato, un messaggio da comunicare.  Un araldo, nel medioevo, comunicava gli ordini del signore o del Podestà della sua città, un ambasciatore parla in nome del Re o del Presidente che lo ha inviato come suo rappresentante in un paese straniero, un messo comunale porta un messaggio da parte del Sindaco della sua città. Nessuna di queste persone dice niente di suo o fa niente di propria inziativa. Se lo facesse, trasgredirebbe le regole.

Fare ogni cosa, in parola o in opera, nel nome del Signore Gesù significa parlare e operare come suo rappresentante, come suo ambasciatore e suo araldo. In poche parole, fare e dire quello che farebbe e direbbe Lui e che vuole che facciamo e diciamo.

Siccome Gesù non ha mai detto né fatto qualcosa di sbagliato, fare tutto nel suo nome, vorrebbe dire, come ha insegnato lo psicologo, “non fare una cosa se sappiamo che è sbagliata”. Una bella responsabilità!

Un altro modo di spiegarlo potrebbe essere: agisci e parla con la consapevolezza che Gesù è accanto a te e ti osserva. Anche questo è vero e, onestamente, ci si pensa poco. Ma Gesù, prima di tornare in cielo dal Padre, ha detto ai discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente”. Perciò è qui dove sono io e dove sei tu. Guarda quello che scrivo e guarda come tu lo leggi.

Quando siamo in compagnia di qualcuno che consideriamo importante, istintivamente, ci comportiamo meglio di quando siamo da soli. Se viene a visitarci una persona di riguardo, parliamo facendo attenzione a quello che diciamo, se dobbiamo accompagnare qualcuno che rispettiamo aumentiamo la nostra cortesia. Se vediamo una macchina della Polizia, facciamo attenzione alla velocità con cui guidiamo, se c’è un vigile nei paraggi, attraversiamo solo col verde, anche se non c’è traffico. Davanti a un estraneo sgridiamo i nostri bambini con più gentilezza e, se in ufficio c’è il capo, lavoriamo con più impegno. Normale, no?

Se tenessimo presente che Gesù è in cucina mentre cuciniamo, accanto al computer mentre lavoriamo, nel salotto quando mettiamo ordine dopo una serata passata con gli amici, nel bagno mentre facciamo pulizia, accanto al frigorifero, quando mangiamo qualcosa che ci piace, ma che ci fa male, per la strada quando guardiamo le vetrine dei negozi, al bar quando ordiniamo qualcosa da bere, molte volte il nostro atteggiamento sarebbe diverso.

Ci lamenteremmo meno, desidereremmo meno quello che non ci possiamo permettere, e brontoleremmo meno pensando a chi non ci aiuta. E ringrazieremmo molto di più il Padre Celeste per la forza che abbiamo, per la gioia di ospitare e di fare piacere a chi ci sta vicino. E faremmo attenzione a quello che mangiamo e beviamo. E compriamo.

Allora, per vivere bene e fare anche del bene agli altri, pensiamo a Colui che è invisibile e che, nel suo amore, non si allontana mai da noi e ci osserva. Alla prossima!
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