Quando i nostri figli erano piccoli seguivamo una specie di “trafila” quando si trattava della loro educazione.
1. Insegnavamo quello che dovevano fare.
2. Avvertivamo che se non avessero ubbidito ci sarebbe stata una conseguenza, ovvero una punizione.
3. Quando avveniva la disubbidienza, ricordavamo ai bambini qual era stato l’avvertimento.
4. Applicavamo la punizione, o correzione, che, a volte, poteva essere il “pum-pum”. Ma non sempre: ci poteva essere la privazione di qualche privilegio o un’ammenda pecuniaria (che era da loro considerata la più dolorosa, simile a un crack finanziario!). Da genitori coerenti, abbiamo cercato di non minacciare, senza avere l’intenzione di mantenere quello che avevamo promesso.
A volte siamo stati considerati, specialmente dai nonni, troppo severi, ma a mio marito e a me, sembrava che stessimo seguendo la “trafila” del Signore.
Nel manuale di educazione che il Signore ci ha lasciato, la Scrittura, è detto che questa è utile a insegnare, a riprendere, e a correggere.
Dell’insegnare e del riprendere abbiamo parlato le volte scorse. Oggi tocca parlare della “correzione”, che è un soggetto che non ci piace. Ma dato che c’è, non possiamo ignorarlo.
Dio non ha mai punito senza avvertire prima delle conseguenze della disubbidienza. Lo ha fatto con Adamo e Eva, quando ha detto loro di non mangiare del frutto della conoscenza del bene e del male (un ordine), perché se lo avessero fatto sarebbero morti spiritualmente e, ad un certo punto, morti fisicamente (avvertimento). A disubbidienza avvenuta, Dio ha applicato la punizione o correzione. Infatti, la prima coppia è stata allontanata dal giardino, la loro comunione con Dio è stata sciupata e il loro peccato ha avuto una terribile conseguenza: si è esteso a tutti i loro discendenti.
Attraverso i millenni, Egli ha continuato a ammonire il suo popolo per mezzo di servitori fedeli e di profeti. Poi ha ammonito per mezzo di suo Figlio Gesù e degli apostoli. Oggi ammonisce per mezzo della Bibbia e dice: “Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; poiché il Signore corregge quelli che Egli ama e punisce tutti coloro che riconosce come figli” (Ebrei 12:5,6). Una traduzione più aderente al testo originale sarebbe “Dio frusta coi flagelli i figli che Egli gradisce”. Comunque sia, a volte e per il nostro bene, il Signore deve usare la mano pesante e correggerci.
La correzione fa male e Dio la applica per il mio bene e anche se penso di esere il migliore credente della terra, Dio non è obbligato a fare preferenze. Se mangio troppo, mi ammalo. Se bevo troppo alcol, mi rovino il fegato. Se mi drogo, mi friggo il cervello. Se sto sempre attaccato al telefonino e all’Ipod divento scemo e mi rovino gli occhi. Se amo troppo il denaro, è possibile che Dio me lo tolga. Se mento e rubo, una volta o l’altra, ne pago le conseguenze e la mia testimonianza va a farsi friggere.
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