Tutta casa e chiesa


Così, una volta, si descriveva una brava ragazza, del tipo con i capelli ben pettinati, la gonna lunga e lo sguardo che le si vedeva solo il  bianco degli occhi, tanto era devota e distaccata dalle vanità terrene. Oggi le cose sono cambiate e la “bravura” di una ragazza si vede dal fatto che torna a casa prima di mezzanotte, come Cenerentola.

Il nostro inventario di fine anno, siamo al quarto, riguarda la nostra relazione con la chiesa a cui apparteniamo. Non tanto la chiesa universale, di cui fanno parte tutti i credenti in Cristo e che solo Dio conosce, quanto quella locale, piccola o numerosa che sia, che frequentiamo.

Il Nuovo Testamento ha molto da dire in proposito e alcune cose a molti vanno un po’ strette, perchè poco “aggiornate”. E molte cose che ordina le prendiamo troppo sottogamba.

In ogni modo, la prima domanda è abbastanza scottante.

  • Il tempo o la stagione influiscono sulla mia presenza ai culti e soprattutto agli incontri infrasettimanali?

Mentre studiavo all’estero, molti anni fa, sono andata a visitare degli amici in Scozia. Carissimi e gentilissimi, la domenica la chiamavano senza battere ciglio e senza perdere un colpo il “Lord’s Day”, giorno del Signore, e giorno del Signore, era.

Volete sapere come? Ascoltate!

Ore 9. – Scuola domenicale, per tutti, grandi e piccoli. Ore 10. – Culto. Ore 15.30 – Riunione di evangelizzazione all’aperto (pioggia o sole). Ore 16 – Studio biblico. Ore 17.30 – Riunione nei locali di culto a scopo evangelistico.

A ogni riunione tutti cercavano di essere presenti e avevano l’aria felice, perfino i bambini che non si permettevano né di correre nella sala o di parlare a alta voce.

Non so come vadano le cose oggi in Scozia, ma so come vanno da noi.

Oggi, molte chiese la riunione della sera, la domenica, l’hanno abolita. In quelle che non l’hanno abolita, i responsabili devono arrampicarsi sugli specchi, inventando cose nuove e attraenti, per incoraggiare i credenti a frequentarla.

Le  conoscete le scuse, no? Oggi mia zia ha il compleanno e si offenderebbe se... C’è la partita. Piove. Fa caldo e la sala non ha l’aria condizionata. Fa freddo e devo pensare ai miei reumatismi. La  Bibbia la posso leggere anche a casa.

I più volonterosi dicono: “Ci vado per dare un buon esempio...” e sospirano auspicando  modifiche. Non vi dico quali.

Non dico di fare come gli Scozzesi che ho conosciuti, ma che dire dell’esortazione biblica di “non abbandonare la nostra comune adunanza, come alcuni hanno l’abitudine di fare”?

Questo porta alla seconda domanda.

  • Perché vado in chiesa? Per abitudine o per convinzione?
  • La mia lealtà o la mia obbedienza alla denominazione a cui appartengo sono più importanti della mia lealtà e ubbidienza a Dio e alla sua Parola?
  • Quando entro nel locale, prego per i pastore, per gli anziani e i diaconi della chiesa e i membri della comunità oppure mi preoccupo di sapere chi c’è e chi non c’è e salutare gli amici, trascurando altri?

È molto facile che la chiesa diventi una specie di club di gente che vede le cose allo stesso modo, anziché un luogo in cui incoraggiarsi, confortarsi e consolarsi a vicenda in modo veramente spirituale.  Attenzione che non diventi un vivaio di chiacchiere, se non di pettegolezzi.

  • Quando esco dal locale, dopo il Culto o lo studio biblico, sono deciso a mettere in pratica quello che ho sentito? Durante il sermone, ho preso qualche nota da rivedere a casa e su cui meditare? Mi sono fatto un esame di coscienza, mentre ascoltavo la Parola di Dio, oppure ho pensato: “Questo è esattamente quello che ci vuole per...”?
  • Quando mi è chiesto di partecipare a qualche attività di testimonianza o pratica, accetto? Lo faccio di buon grado? Oppure mi dispiace di avere preso un  impegno che mi occupa del tempo prezioso?
  • Da quanto tempo non ho invitato qualcuno a uno studio biblico evangelistico?

Un inventario importante, non vi pare?
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