La verifica che fa male
Un inventario serve a capire a che punto sta un’azienda, quanto si è venduto e quanto è rimasto nello stock di un negozio, quanto si è guadagnato, se siamo in rosso e se gli affari sono andati bene o male. E se sono andati male, quanto male?
Gli inventari sono importanti e, dato che ci avviciniamo alla fine dell’anno, è importante anche fare un inventario della nostra vita sprituale. Se un commerciante si rendesse conto di essere in rosso e dicesse che la cosa non ha importanza, sarebbe uno sciocco incosciente. Se non prendesse dei provvedimenti andrebbe verso la bancarotta.
Troppi credenti prendono troppo alla leggera la loro vita spirituale e camminano verso la bancarotta senza rendersene conto.
Come credenti, nel fare il nostro inventario spirituale, dobbiamo essere molto severi con noi stessi. Il medico pietoso fa la piaga puzzolente, dice il proverbio. Noi siamo spesso troppo pietosi e indulgenti, scusiamo le nostre debolezze (che Gesù ha chiamati peccati) e citiamo pure piamente un versetto titpo “lo spirito è pronto e la carne è debole” e ci confortiamo dicendo che la grazia di Dio è più grande del peccato.
Su un vecchio numero della VOCE del VANGELO degli anni ’70 ho trovato una serie di domande che ci aiuteranno a fare il nostro inventario e ho deciso di condividerle con voi. Ci accompagneranno più o meno fino alla fine del 2011. Io le userò per me stessa (anzi ho già cominciato) e mi faranno un po’ male, perché non sono politicamente corrette. Vanno al dunque senza sfumature e non offrono scappatoie.
Però sono sicura che, se le prenderemo sul serio, faranno sì che nel 2012 riporteremo delle belle vittorie spirituali.
Cominciamo con ...
LA MIA VITA E DIO
- Amo il Signore con tutto il mio cuore (ovvero tutte le mie emozioni), con tutta la mia forza (le mie energie, scopi, impegni, mète) e con tutta la mia mente (i miei pensieri, le mie speranze e i miei piani) ?
Questa domanda si riferisce al comandamento di Dio che richiede la devozione e consacrazione del nostro essere.
- Oppure ho paura che il mio auto-esame mi porti a conoscere Dio più intimamente e disturbi il mio comodo tran-tran di cristiano della domenica mattina? È molto facile accomodarci in un pericoloso cristianesimo abitudinario.
- Provo un vero dolore per il mio peccato? Quando dico una parola acida a mio marito, o mia moglie, a un fratello o una sorella, a un collega o a un compagno di scuola a chi dò la colpa?
- Metto la mia vita, i miei studi, la mia carriera nelle mani di Dio? Viviamo in tempo di crisi: sarei pronto a fare l’imbianchino anche se ho la laurea di architetto e a accettare delle prove, umanamente umIlianti?
- Sto aggrappato alla mia volontà anche dopo che Dio mi ha chiaramente rivelato la sua? Per esempio, continuo a desiderare una famiglia mia, anche se Dio non mi dà un marito o una moglie? Voglio la ricchezza, mentre Dio mi dà il puro necessario per vivere?
- Segretamente vivo nella sconentezza della mia situazione?
- Peggio ancora, mi ribello apertamente a Dio perché non mi dà tutto quello che vorrei? Per esempio, la salute?
- Ho imparato a riposare completamente nell’amore di un Dio savio e misericordioso? Quanto approfondisco, assimilo e credo nella perfezione del suo carattere? Oppure dico: “Questo è troppo... non me lo merito... perché a me?”
- Vivo diligentemente e intensamente per Cristo, consapevole della sua presenza costante?
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