Vivete in pace


Ho detto che la chiesa di Corinto, nel I secolo d.C., sembrava un pollaio pieno di galli che si beccavano, cantavano e litigavano fra loro.

Proprio a quella chiesa, l’apostolo Paolo rivolge il suo ultimo augurio, o esortazione: “Vivete in pace”. Cosa intendeva? A volte è importante pensare a cosa NON intendeva.

Non voleva dire “vivi e lascia vivere”, ovvero “fatti i fatti tuoi e non t’impicciare”. Questo è il trionfo dell’egoismo. La chiesa del Signore è paragonata a un corpo composto da tante membra e le membra sono fatte di cellule. In un corpo umano, quando una cellula o due si mettono a “farsi i fatti loro” e a non vivere in armonia col resto delle cellule diventano cancerose e portano la morte. Chi è indifferente e egoista, in una chiesa, finisce per produrre danni a volte irreparabili.

Non voleva dire “siate tolleranti, dato che ognuno ha la sua verità”. Dire una cosa simile, come va di moda oggi, è perfettamente cretino: se una cosa è vera, chi dice il contrario dice il falso. In una chiesa, la dottrina e la condotta sono importanti e gli anziani sono chiamati a vegliare e sorvegliare le pecore che Dio ha affidato loro.

Non voleva dire “non importa quello che uno crede; basta che si comporti bene”. La condotta dipende dalle convinzioni che uno ha. Un individuo è esattamente il frutto di ciò che pensa.

Vivere in pace vuol dire interessarsi del bene degli altri, pregare gli uni per gli altri, curarsi a vicenda e trovare modi pratici per dimostrare l’amore.

Quando i nostri figli erano piccoli, sono stata a letto per un mese col male di schiena. Una sorella è venuta regolarmente a stirarmi il bucato. Era il suo modo di dimostrarmi il suo amore pratico. E quanto l’ho apprezzato!

Quando mio padre era all’ospedale, incapace di inghiottire cibo solido, le donne della chiesa a Firenze hanno fatto “la catena del brodo” e a turno portavano del comsommé a mio papà e lo hanno praticamente tenuto in vita per alcuni mesi.

Vivere in pace vuol dire non offendersi se uno non ti saluta, ma andarlo a salutare per primi.

Vuol dire non tenere la contabilità di quante telefonate ti fanno o di quanti messaggini ti mandano o di quanto spesso ti invitano a pranzo e fare i confronti con chi è più curato.

Vuol dire, in parole povere, considerare gli altri più importanti di noi.

Il risultato che proviene dal mettere in pratica tutte le esortazioni di Paolo ai Corinzi (rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesmo sentimento e vivete in pace) è: “L’Iddio d’amore e di pace sarà con voi”. Vale la pena impegnarcisi, non vi pare?
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2 commenti:

  1. Ma hanno fatto Santo Sant'Agostino che dice:
    "Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi."
    Sono confuso....

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  2. Ognuno è libero di pensare quello che vuole... anche Sant'Agostino.

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