Se vivesse oggi in Italia, dato che la pena di morte è stata abolita, invece di metterlo in croce, lo metterebbero a vita in un manicomio come elemento pericoloso per la società. Troppo radicale, esagerato, esigente, intollerante, dannoso per il bene generale. Sto parlando di Gesù, che, all’inizio del suo ministero sulla terra ha fatto il discorso più incredibilmente intollerante e radicale che sia mai stato pronunciato.
In una cultura molto religiosa ha avuto il coraggio di dire alla gente, che i religiosi ebrei tenevano legata con regole e precetti: “Loro vi hanno insegnato e detto che... ma io vi dico”. E dire che anche Lui era ebreo, della stirpe di Davide!
Per alcune settimane, parleremo insieme dei “ma io vi dico” di Gesù. E ci sarà da meditare.
Intanto, immaginiamo lo scenario della situazione: Gesù sale il pendio di una collina, da cui si può osservare in lontananza il Mare di Galilea. Alberi alti, querce e platani punteggiano i bordi della stradina sassosa e polverosa, che si snoda fra spazi di verde, mentre gli uccelli cantano felicemente. Ci sono, sul pendio, dei bei prati in cui ci si può sedere per ascoltare e conversare senza essere disturbati. Coi suoi discepoli, il Signore aveva lasciato una gran folla che era venuta, proprio sulle rive del lago, per ascoltarlo e vedergli fare dei miracoli straordinari. Aveva guarito malati di tutti i tipi.
Ora, però, voleva stare tranquillo con i suoi e istruirli in maniera particolare. Non sempre capivano ciò che diceva e Lui, dato che aveva dei piani molto speciali per loro, voleva ragionare con calma. Gli si sedettero attorno, come avrebbero fatto con qualsiasi rabbino, e Gesù cominciò a stupirli dicendo loro che la vera felicità stava nel capire di essere dei poveri, in senso spirituale, bisognosi di forza e aiuto. Che c’era beatitudine nel soffrire, nel non ribellarsi, nel desiderare sopratutto le ricchezze spirituali, nell’essere misericordiosi, puri di cuore, pacifici e, perfino, perseguitati, come erano stati perseguitati gli antichi profeti d’Israele. Ogni punto che toccava, lo faceva precedere dalla parola “beati”. C’era da stupirsi. Era un linguaggio diverso anche da quello di Giovanni Battista di cui erano stati discepoli.
Poi Gesù parlò loro del fatto che avrebbero dovuto vivere ciò che predicavano e essere dei buoni esempi. Soggiunse che non era venuto per abolire le leggi che Dio aveva date a Mosè, ma per adempierle perfettamente. E cominciò a spiegare che cosa significassero proprio quei comandamenti e come si dovessero interpretare. E così iniziò, davanti ai discepoli che sgranavano gli occhi e aprivano la bocca meravigliati, la serie dei suoi “MA IO VI DICO”.
E c’era di che, per sgranare gli occhi!
“Voi avete udito che fu detto agli antichi: ‘Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale”. Fino a quel momento, niente di nuovo. Poi la bomba: “MA IO vi dico: chiunque si adira contro suo fratello, sarà sottoposto al tribunale... (e proprio lì, ai suoi piedi, c’erano dei fratelli carnali, Giacomo e Giovanni, i “figli del tuono”, piuttosto focosi di personalità, che certo, qualche volta, avevano avuto da dire fra loro, e Pietro e Andrea, altri due fratelli...) e chi avrà detto a suo fratello ‘raca’ (testa vuota) sarà sottoposto al sinedrio e chi gli avrà detto ‘pazzo’ sarà condannato alla geenna del fuoco (l’inferno)”.
“Per carità, chi non lo ha fatto, almeno una volta?!” avranno pensato quelli che lo ascoltavano.
Gesù cominciava a scavare e a fare capire ai suoi discepoli che non è solo quello che facciamo, ma anche quello che pensiamo e i sentimenti che proviamo, quelli che dimostrano esattamente come siamo per natura: bacati e incapaci di fare il bene. “Totalmente depravati” direbbero i teologi, che parlano fino.
“MA io, che sono Dio venuto in carne” sembra dire Gesù a quei discepoli, che avevano creduto in Lui come Messia e Agnello di Dio, e avevano deciso di seguirlo,“vi voglio far capire esattamente come siete e perché io sono venuto proprio per salvare i peccatori. Per cercare e salvare chi è perduto. Anche voi siete che mi seguite, non solo siete bisognosi di salvezza, ma dovete dimostrare con le azioni che fate sul serio con me. Perciò: “Se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, va’ a riconciliarti con tuo fratello...”. In altre parole, se qualcuno ce l’ha con voi, andate subito a far pace e, se necessario, chiedete perdono”.
Un insegnamento nuovo, importante, radicale, che Gesù ripeterà molte volte durante la sua vita terrena.
Oggi parlare di peccato, significa offendere. Bisogna piuttosto dire alle persone: “Dio ha un piano meraviglioso e ti ama incondizionatamente...”. Tutto vero. Ma è un piano che comincia col nostro ravvedimento, di cui si parla troppo poco. Invece, Dio vede nel profondo del nostro cuore e vuole lavarlo e farne una bella dimora. Lo hai invitato a entrare?
E dopo averlo invitato, stai tenendo pulito il tuo cuore confessandogli giorno per giorno i tuoi peccati e i tuoi falli, affinché il sangue di Cristo ti purifichi? Se lo hai dimenticato, rileggi il primo capitolo della prima lettera di Giovanni e agisci di conseguenza. Niente fa del bene spiritualmente quanto il chiedere perdono e essere perdonati.
Ci sentiamo la settimana prossima!
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