Una setta di guerci e di monchi?


Il secondo “MA IO VI DICO” di Gesù tocca un tasto decisamente delicato: “Voi avete udito che fu detto: ‘Non commettere adulterio’. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:27,28).

Ti viene spontaneo esclamare, usando le parole di Gesù pronunciate in un’altra occasione: “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra”?  Su questo punto nessuno si salva, se è un essere normale, dotato di ormoni e di impulsi biologici naturali.

Non tradire la moglie o il marito, commettendo adulterio, è un comando che si capisce (oggi forse si capisce un po’ meno!), ma solo uno sguardo o un pensiero di sfuggita, a chi non è venuto?  

“Adesso il Maestro sta esagerando” avranno pensato i discepoli che lo ascoltavano.

Ma non esagerava: continuava il suo ragionamento. Certo: un pensiero peccaminoso non ha le conseguenze gravi di un atto realmente commesso e solo i peccati commessi possono essere condannati dalla legge umana. Ma la legge divina va più in profondità e legge nei  pensieri, che  rivelano la peccaminosità reale delle persone. Gesù voleva di nuovo portare i discepoli a capire che l’uomo è per natura tarato, che i suoi pensieri e desideri peccaminosi rivelano ciò che veramente è e lo rendono indegno di stare alla presenza di un Dio santo e puro. Quindi, chi vuole essere in armonia con Dio ha bisogno non solo di fare le cose giuste, ma anche di essere purificato fino in fondo. Di diventare una nuova natura, subire una rigenerazione, sperimentare una nuova nascita.

Gesù è stato chiaro: “Se il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te... e se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te...” . Con queste parole non intendeva fondare una setta fatta di guerci e di monchi, e neppure suggeriva la necessità di flagellazioni e penitenze come alcuni hanno pensato. La sua affermazione drastica aveva lo scopo di mettere in luce le esigenze di Dio e la realtà del peccato. Chi lo vuol vincere con i suoi sforzi fallisce. Ci vuole di più.

Qualsiasi religione basata su opere buone da compiere per meritare la grazia di Dio è falsa.  Gesù lo ha detto tondo tondo a Nicodemo, che era  un religioso integro e sincero: “Devi nascere di nuovo” e gli ha indicato l’unica via per conoscere Dio: “Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui, non perisca, ma abbia vita eterna”. O capisci di essere fondamentalmente e irrimediabilmente perduto e stendi la mano per ricevere il perdono dei tuoi peccati o ti fai solo delle illusioni.

Ma come si deve capire allora l’ordine di mozzarsi la mano o cavarsi un occhio? Cosa intendeva Gesù? Voleva far capire che le tentazioni sono sempre presenti e anche chi crede (dopo tutto, parlava a dei discepoli) ne incontrerà. Nella preghiera del “Padre nostro” che si  trova un po’ più avanti in questo stesso discorso, Gesù ha insegnato a chiedere di non essere esposti a tentazioni e di essere liberati dal male.

Gesù sapeva benissimo che le tentazioni sarebbero sempre state presenti anche nella vita del migliore credente, ma ha indicato che la preghiera è un aiuto immenso per vincerle, oltre alla determinazione personale a non assecondarle, guardando e toccando ciò che non si deve né guardare né toccare. Perciò ha detto figurativamente “taglia” e “cava”,

La nuova nascita e la presenza dello Spirito Santo danno al credente una forza nuova. “Con la tentazione, Dio vi darà anche la forza di uscirne” è la promessa biblica.

L’apostolo Paolo, che conosceva profondamente la natura umana, ha anche indicato a un suo collaboratore un altro mezzo infallibile per vincerle: “Fuggi... schiva!”

In parole povere, se una collega, una vicina, l’amica di tua moglie, ti piace un po’ troppo e ti suscita certi sentimenti, schivala, scappa e corri da tua moglie! Portale un mazzo di fiori e fatti la barba!
 
E tu, moglie, smettila di invidiare il marito della tua amica, perché ti sembra più gentile e premuroso del tuo. Cura piuttosto l’uomo che hai sposato e goditelo.
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