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Quando ero bambina, molte famiglie si potevano permettere una persona di servizio. Se erano ricche avevano maggiordomo, cuoca e cameriera. Se erano meno ricche avevano quella che era chiamata “la donna”, che faceva un po’ di tutto. Spesso diventava una parte della famiglia. Ne ho conosciute alcune che erano rimaste con gli stessi “signori” anche per trent’anni. Piano piano diventavano più padrone della padrona!
Nella Bibbia si parla spesso di servi e dei loro padroni. Per un paio di settimane, alcuni di loro diventeranno i nostri amici. Alcuni sono stati molto buoni, altri meno. Altri... lo vederemo.
Comiciamo con Agar, la serva egiziana di Sara, moglie di Abramo.
“Agar, ascoltami!” le disse Sara un giorno con l’aria un po’ da complice.
“Sì, padrona, che cosa posso fare?” rispose Agar premurosa.
“Stasera devi farti bella e profumata, perché dovrai andare da Abramo e passare la notte con lui. Sai, io e lui siamo vecchi, non abbiamo avuto figli e un erede ci vuole...”
“Ma Abramo che dice?” chiese Agar con gli occhi sgranati. “Non ci posso credere...”
“Abramo è d’accordo. Avrete un bambino e sarà l’erede promesso da Dio.”
A quel tempo era perfettamente legale che una moglie sterile desse al marito una sua serva e che questa avesse un figlio al posto suo. Il bambino sarebbe stato erede a tutti gli effetti.
Agar acconsentì. Che altro poteva fare? Era una schiava.
Non si sa come quella donna fosse arrivata in casa loro. La tradizione, per quel che vale, racconta che, mentre Abramo e Sara erano in Egitto, dove si erano recati a causa di una carestia, Agar si era affezionata tanto a loro che aveva preferito seguirli nel loro paese, quando vi tornarono, anziché restare in Egitto con la sua famiglia.
Sia come sia, il fatto è che dopo dieci anni che erano tornati dall’Egitto, Sara fece la proposta, o meglio diede l’ordine, a Agar di procurare un erede a lei e Abramo.
Fu una grossa disubbidienza da parte loro. Dio aveva promesso con grande precisione ad Abramo che avrebbe avuto un figlio da Sara e che da lui sarebbe iniziata una discendenza numerosa come le stelle del cielo e la sabbia del mare (Genesi 15:4,5).
Abramo credette alla promessa di Dio e Dio apprezzò la sua fede.
Ma, come succede spesso, la risposta di Dio non fu immediata. Perciò Abramo e Sara (Sara in particolare!) cominciarono a perdere la pazienza. Di qui, la proposta di Sara a suo marito. “Io sono vecchia, ti dò la mia serva...”. È sempre ultra-pericoloso cercare di mandare a effetto le promesse di Dio con le nostre manovre. Dio sa quello che promette e sa come mantenerlo. Meglio lasciarlo fare.
Agar rimase incinta e cominciò a trattare Sara con arroganza. Dopo tutto, la discendenza di Abramo dipendeva da lei e non era poco! Sara la guardava, le vedeva la pancia che arrotondava e, probabilmente, ci rodeva. Agar, da parte sua, non faceva nulla per essere gentile. Perciò Sara decise di andare da Abramo a lamentarsi.
“Fa’ di lei quello che vuoi...” rispose Abramo. Anche questo era legale a quel tempo.
Sara cominciò a trattare male la serva e Agar prese su e scappò. Camminò molto a lungo, poi, presso una sorgente, l’Angelo del Signore le parlò: “Che fai? Dove vai?”
“Scappo dalla mia padrona“.
“Torna da lei e umiliati” ordinò. Cosa? Era Sara che l’aveva trattata male! È vero, ma Agar non era stata da meno ed era lei che aveva cominciato!.
Poi, però, l’Angelo del Signore aggiunse delle parole di conforto. “Avrai un bambino, che sarà il primo di una progenie numerosissima. Gli metterai nome Ismaele, che significa «Dio ascolta», perché il Signore ha visto la tua afflizione. Ismaele sarà simile a un asino selvatico, sarà nemico di tutti e tutti saranno suoi nemici. Sarà sempre in conflitto” (Genesi 16:11,12).
Agar capì che Colui che le aveva parlato era Dio stesso e riprese la strada del ritorno. Quando fu compiuto il termine della sua gravidanza, nacque Ismaele, progenitore degli Arabi. Abramo aveva 86 anni.
C’è da imparare molto da questa storia.
* La prima cosa è che il Signore è un Dio pietoso. Agar deve essere stata stanca, accaldata, delusa, crucciata, esausta. Il Signore la vide e prese l’iniziativa nel rivolgerle la parola. Il Dio della Bibbia non è insensibile e si fa conoscere. È un Dio personale.
* Dio sa tutto. Sapeva tutto su Agar, chi era, cosa aveva fatto e cosa le sarebbe successo. Sapeva tutto anche sul bambino che avrebbe avuto. È bello che sappia tutto su te e su me.
* Dio è amorevole, ma è anche severo. Non sorvola sul peccato. Agar aveva agito male e doveva chiedere perdono. “Ma era stata trattata male!” dite. Vero! Ma chi non sa chiedere perdono non ha capito nulla del Cristianesimo.
* Infine, quando siamo alle dipendenze di qualcuno, non c’è posto per l’arroganza. Dobbiamo saper stare al nostro posto.
Parleremo ancora di Agar, perché la sua storia continua.
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